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Teresa Sapey, progettare a colori

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Il grande artista Vasilij Kandinskij amava dire che il potere dei colori riesce ad influenzare direttamente l’anima. Yves Klein, invece, li riteneva gli unici, veri protagonisti dello spazio. 

Sono idee che hanno fatto la storia dell’arte e, del resto, anche oggi i colori non smettono di ispirare la creatività, come dimostra il lavoro di Teresa Sapey, l’architetto italiano che più di tutti ha saputo in questi anni utilizzare il colore come manifesto della libertà di espressione, arrivando a tingere ogni spazio di luce e di emozione. 

Fin dal 1990, quando Teresa Sapey, dopo gli studi politecnici e artistici, fonda il suo studio a Madrid, il suo stile si dimostra subito capace di rompere gli schemi, a tal punto che i primi progetti mirano a rilanciare proprio quegli ambienti tradizionalmente “grigi”, i non-luoghi trascurati delle città, come i ponti, le gallerie, i parcheggi. 

Il suo contributo al parcheggio dell’Hotel Puerta de America a Madrid, che la vede nel 2004 lavorare fianco a fianco con archistar del calibro di Zaha Hadid, Norman Foster, David Chipperfield e Jean Nouvel (il quale la soprannominerà “Madame Parking”), è la testimonianza che ogni elemento del paesaggio urbano, anche quello apparentemente meno importante, nasconde in sé un potenziale di bellezza, che può emergere grazie all’uso coraggioso del colore, fonte di energia e positività. 

Il suo stile inconfondibile la porta ben presto ad allargare gli orizzonti, diventando l’architetto designato alla realizzazione di ben tre alberghi per la celebre catena Room Mate (l’ultimo, Bruno, inaugurato a Rotterdam nel 2017); a questi incarichi si aggiungono poi i progetti per diversi fashion store, hotel e appartamenti di lusso, dove Sapey sa plasmare gli interni per esprimere calore ed emozione.

Nel 2007 l’architetto vince il premio per Breakthrough Wallpaper Young Designer of the Year e nel 2008 le Nazioni Unite le concedono il premio a New York; lo stesso anno Teresa è invitata in qualità di osservatore alla Biennale di Architettura di Venezia e partecipa al Congresso Mondiale di Creatività nella comunità islamiche a Dubai. 

Nel 2013 viaggia in Colombia per tenere una serie di conferenze presso le principali università di architettura del paese e nel 2014 offre anche una serie di corsi di perfezionamento presso diverse università in Argentina; ancora, nel 2015, è invitata come insegnante in un workshop in Italia.

Il suo lavoro così originale e intenso diventa nel frattempo oggetto di pubblicazione da parte di numerose testate nazionali e internazionali; già nel 2004, infatti, Mondadori Electa pubblica Sapore Sapey, una monografia che riassume il lavoro che ha dedicato durante i primi dieci anni.

Nel 2009, Marie Claire Italia la include tra i nomi delle dieci donne che cambieranno il mondo e, nello stesso anno, Sapey riceve il riconoscimento di Cavaliere della Repubblica da parte dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana; in più, nel 2010 è lei a ottenere il premio come “Miglior designer dell’anno”, grazie al suo coinvolgimento nello sviluppo di non-luoghi, mentre Electa Mondadori pubblica il secondo monografico Sapone Sapey.

A maggio di quest’anno Teresa Sapey ha inoltre preso parte alla nona edizione di Perspective Europe 2018,  Forum Internazionale di architettura a cura di THE PLAN, in una panel discussion attorno ai temi di qualità, sostenibilità, società e ricerca, mentre il 21 giugno ha partecipato al focus sull’architettura Rilevanza ed evoluzione del colore nell’architettura, nell’arte e nel design contemporanei presso la Fornace Orsoni a Venezia in qualità di special guest a colloquio con Giulio Cappellini. 

Infine, martedì 25 settembre, nel contesto della mostra evento The Sound of Design allestita in occasione di Cersaie presso il Padiglione 30 della Fiera di Bologna, Teresa Sapey sarà protagonista, insieme all’architetto Matteo Nunziati, dell’evento Quali novità cercano gli architetti nel contact?, un appuntamento di dialogo con le aziende organizzato da Matrix4Design per riflettere sulle ultime tendenze del settore. 

Del resto, Teresa Sapey è come l’arcobaleno: impossibile contarne le sfumature. Molte altre sorprese ci aspettano. Ovviamente, in technicolor.