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La sartoria della luce: Matrix4Design incontra Spacecannon

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Una sartoria della luce. È così che il Presidente Giammaria Ravetti ama definire la sua azienda Spacecannon, una realtà imprenditoriale fatta innanzitutto da persone che investono ogni giorno le loro conoscenze e il loro entusiasmo nel dare forma alla luce, plasmandone il flusso impalpabile con un unico obiettivo finale: creare un’emozione. Un progetto sicuramente ambizioso, che è possibile ammirare nei suoi risultati anche a Hotel Regeneration, l’evento-agorà ideato dall’architetto Simone Micheli per portare il mondo dell’hospitality di lusso al centro del Lambrate Design District durante la Milano Design Week. Proprio qui, Ravetti ha risposto alle nostre domande, raccontandoci una filosofia di prodotto che va ben oltre la semplice dinamica industriale per esplorare e migliorare, attraverso la luce, il lato più profondo delle nostre vite.

 

Spacecannon è un marchio al centro di un progetto di rinnovamento molto ambizioso. Qual è la vostra mission?

“Innanzitutto, Spacecannon raccoglie un’eredità molto pesante, fatta di successi importanti che hanno avuto anche un ruolo fondamentale nella storia dell’umanità, come nel caso dell’attentato alle Torri Gemelle di New York, un luogo in cui siamo stati presenti senza però volerlo pubblicizzare in quanto riteniamo che non si debba speculare sulla vita delle persone.

Oggi il rilancio di Spacecannon parte dalla volontà di preservare l’originario know-how tecnologico cercando di migliorare le criticità delle precedenti gestioni del marchio, durante le quali sull’altare del profitto era stata sacrificata l’anima di Spacecannon, rappresentata dalla storia delle persone che fanno l’azienda stessa. I progetti nascono dalle idee: se le persone non sono ispirate i progetti non nascono e l’azienda alla fine soffoca, come infatti è accaduto.

Nel 2015/16 è stato trovato un partner in grado di rispondere alle caratteristiche che accomunano tutto il nostro team, vale a dire essere giovani e senza esperienza: queste persone provengono da un settore totalmente diverso, ma comunque legato alla luce nella sua duplice componente elettrica ed elettronica. D’altro canto, noi non siamo un’azienda che produce luce: noi produciamo emozioni sotto forma di luce.”

 

Su quali novità puntate alla Milano Design Week? Che cosa presentate?

“Abbiamo una serie di nuovi prodotti, tra i quali quelli che hanno recentemente illuminato l’isola sede di Casa Italia a Rio de Janeiro: il cliente ha avuto la possibilità di personalizzare lo spazio luminoso attraverso un semplice smartphone e di trasferire così la propria emozione sotto forma di luce ad un’intera isola.

Stiamo poi lavorando su tutto il versante elettronico: Spacecannon oggi si presenta in segmenti di mercato nei quali non è mai stata presente in passato, quando eravamo famosi nel campo dell’architettura e dei grandi eventi. Oggi partecipiamo anche alla creazione di spazi museali, commerciali, siamo sensibili all’illuminazione pubblica, a quella delle aree ospedaliere, il tutto con un insieme di prodotti che declinano sempre un’unica parola: tecnologia.

Noi cerchiamo sempre di realizzare tre principi: alta qualità, alti profitti e bassi costi. Questa triade ci ha permesso di essere presenti in diversi mercati, dal Medio Oriente a Singapore, dai mercati emergenti agli Stati Uniti, grazie a una serie di prestigiose partnership che ci consentono di garantire al cliente, senza appesantire l’azienda, soluzioni eccellenti, profitti interessanti per noi e costi decisamente bassi. In questo modo, il cliente non è fatto oggetto di una vendita, il cliente è il terminale di un servizio.”

 

Qual è la definizione di luce che rispecchia la visione di Spacecannon? La tecnologia va di pari passo con l’emozione?

“La luce, fino ad oggi, in tutti gli ambienti, è sempre stata un fatto tecnico, un fatto di design che dipende dai cambiamenti dell’housing. In realtà, secondo noi, la luce è un fatto puramente emozionale, strettamente legato alla nostra vita. La luce permette di trasferire delle emozioni sugli ambienti che frequentiamo, avvicinandoli a noi ed esaltando ciò che ci circonda. Ma l’esclusività di Spacecannon va ancora oltre: cambiando la percezione di ciò che vediamo e potenzialmente migliorandola, la luce non solo crea emozione ma crea anche profitto. Basti pensare ai LED: essi consentono un doppio risparmio, economico ed energetico. Tuttavia, a casa Spacecannon, esiste anche un terzo elemento, la capacità di creare profitto proprio grazie al modo in cui la luce viene utilizzata. Noi siamo una sartoria della luce, che su mercati particolarmente esigenti non usa mai la parola “vendita” in quanto la fornitura è solo uno step, a cui si accompagna, a monte, l’aspetto della progettualità tagliata su misura, in modo da aprire al cliente uno scenario ampio delle potenzialità legate alla luce, mentre, a valle, un’attività di supervisione in modo tale da mantenere la connessione tra noi e il cliente. Questo avviene attraverso una patente di gestione su determinati impianti con relativo training course per il cliente; l’invio di un nostro tecnico che controlla periodicamente il prodotto per tutta la durata della garanzia; infine, il cliente sa di avere uno stock di prodotti grazie ai quali è sempre possibile una sostituzione immediata, a cui segue sempre la verifica della natura del problema eventualmente riscontrato.

Tutto questo è reso possibile anche dal fatto che noi non investiamo sull’advertising: la pubblicità sarebbe un costo ulteriore per il cliente, mentre noi preferiamo avere dei costi che vadano sul prodotto.

Inoltre, la cosa più importante è la gioia del team nel creare il prodotto, perché poi questa gioia si trasmette al cliente che riconosce il valore aggiunto e comprende una cosa fondamentale: non siamo noi a vendere facendo profitto, ma è lui a comprare facendo business.

Si consideri poi che nell’ambito dell’illuminazione architetturale una buona illuminazione può produrre un reddito, in quanto incremento del valore dell’immobile, stimato intorno al 15/20%. Lo dimostra il progetto per Dexia Building che abbiamo realizzato a Bruxelles: di giorno il palazzo è una struttura metallica, di notte invece si veste di luce, indossa un abito che lo rende affascinante. La luce non deve abbagliare, deve sottolineare la bellezza di un’architettura. Il lavoro con l’architetto Simone Micheli è teso a questo: dare un valore aggiunto agli ambienti da lui pensati, in modo da farli vivere di una luce particolare.”

 

 

Obiettivi e/o progetti per il futuro? 

“La vision della nostra azienda è legata a due obiettivi fondamentali: dare l’opportunità ai giovani di esprimere la loro creatività e di trasferire le loro conoscenze; lavorare nell’ufficio più bello del mondo, e cioè il mondo stesso. Dove c’è luce c’è sempre un’opportunità che aspetta solo di essere sfruttata: per farlo servono le idee.”