Matrix4Design intervista Matteo Brioni
La storia di Matteo Brioni comincia quasi cent’anni fa, con una fornace tra i campi di Gonzaga che nei primi anni Venti diventa proprietà della sua famiglia: da qui si sviluppa un lavoro di continuo perfezionamento della produzione destinata all’architettura di qualità, fondato su valori umani e professionali vivi e presenti fino ad oggi.
Oggi, che l’eredità di questa esperienza viene raccolta dal brand Matteo Brioni, fondato nel 2010 per fare propri i principi fondamentali dell’etica, dell’estetica e della sostenibilità, rilanciandoli come base per la sperimentazione materica, verso nuove visioni di superficie e inedite prospettive dell’abitare.
La sfida è quella di realizzare una straordinaria gamma di finiture naturali, concepite per l’architettura e l’interior design a partire da un materiale unico, primitivo e sensoriale: la terra cruda. Plasmata per dare forma allo spirito contemporaneo ed esaltata nelle sue innate qualità, che vanno dalla resistenza al fuoco alla capacità di assorbire suoni e rumori, fino alla regolazione di umidità e temperatura, la terra cruda si trasforma nella materia prima su cui innestare nuovi aggregati e lavorazioni, alla ricerca delle forme della tridimensionalità.
Collaborazioni illustri con architetti, designer e noti marchi come Dada, Baleri Italia, Molteni&C, Agape, solo per citarne alcuni, testimoniano dunque l’eccezionalità del progetto di Matteo Brioni, mente e anima dell’azienda che noi abbiamo incontrato di recente per scoprire le novità più interessanti.
Cominciamo dalla fine. Gli ultimi progetti firmato Matteo Brioni si chiamano FRAGMEN e TERRAEVOCA. Può raccontarci di che cosa si tratta?
Che cosa rende unico e inimitabile un materiale come la terra cruda?
La sua famiglia lavora nel campo del laterizio dagli anni Venti (Fornace Brioni). Qual è la più grande eredità che le viene da quattro generazioni di esperienza familiare?
Le superfici Matteo Brioni sono versatili e anche ecologiche. Come si coniuga la sostenibilità con le esigenze dell’interior design?
Quanto è importante per lei il radicamento nel suo territorio d’origine? In che modo questo legame ha a che fare con il concetto di etica produttiva?
Ci racconti la tua collaborazione con lo Studio Irvine?
Che progetti hai in serbo per il futuro?