Nel cuore della Marmilla, regione della Sardegna centro meridionale, il comune di Siddi si è dotato di una nuova soglia urbana, frutto di un progetto di riqualificazione curato dall’architetto Martino Picchedda, che trasforma l’accesso principale del borgo (Via Napoli) in un vero e proprio racconto di accoglienza. L’intervento va oltre la mera funzione infrastrutturale, elevandosi a un atto di raffinata sensibilità architettonica e culturale.
Il progetto, co-finanziato dalla Regione Sardegna con il Comune di Siddi, ha affrontato criticità storiche come il fondo stradale deteriorato e l’assenza di marciapiedi. La funzionalità è stata ripristinata con la nuova bitumatura e marciapiedi, tra cui un muretto a secco ricostruito utilizzando pietre locali di basalto e marna.
Ma è nella dimensione narrativa che l’opera rivela la sua profondità. I tre elementi chiave – acciaio corten, pietra locale e luce – intrecciano memoria, identità e paesaggio. L’architetto ha scelto di reinterpretare le forme ancestrali delle tombe dei giganti, monumenti megalitici di cui Siddi conserva l’esempio di “Sa Domu e S’orcu”.
Questo richiamo formale si manifesta nella rilettura di un fossato pericoloso, trasformato da “vuoto critico” in un luogo di sosta e contemplazione. Un foglio di acciaio corten, sagomato con precisione, abbraccia il fossato, evocando la sezione avvolgente di una tomba nuragica e fungendo da protezione, barriera, ma anche scultura.
Il corten è trattato come un “materiale vivo” che muta nel tempo. La sua ossidazione è intesa non come degrado, ma come maturazione, legando l’opera al paesaggio della Marmilla attraverso variazioni cromatiche che richiamano i colori della terra, dall’ocra del grano al marrone della terra nuda.
Fondamentale è anche l’uso della luce: di notte, l’illuminazione integrata trasforma l’area in un landmark sicuro, mentre un totem in corten con l’incisione luminosa “SIDDI” agisce da faro urbano e segno identitario, unendo memoria nuragica e contemporaneità.
La riqualificazione di Via Napoli è un’operazione di placemaking che eleva una semplice via di passaggio a luogo di incontro e riflessione. L’uso di materiali durevoli e locali ne riduce l’impatto ambientale, ma la vera sostenibilità risiede nella capacità di creare patrimonio culturale condiviso. Siddi non ha semplicemente “sistemato una strada”, ma ha creato una “soglia viva, capace di raccontare la propria storia“.


