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XXII Triennale di Milano / Broken Nature: Ico Migliore racconta in anteprima il Padiglione Italia

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L’immensità dei fenomeni naturali incontra la complessità della cultura politecnica in un percorso che esplora e celebra la trasversalità della ricerca come caratteristica d’eccellenza dell’identità italiana e, in ultima analisi, umana. È questo, in estrema sintesi, il senso dell’allestimento «4 ELEMENTS/TAKING CARE», curato dallo studio di progettazione Migliore+Servetto Architects all’interno del Padiglione Italia, lo spazio che rappresenterà il nostro Paese nel contesto della XXII Esposizione Internazionale della Triennale di Milano (1 marzo – 1 settembre 2019), per la quale la curatrice Paola Antonelli ha scelto come tema unificante Broken Nature: Design Takes on Human Survival. Una chiamata alle armi per il mondo del design, invitato a riflettere su alcune delle più grandi criticità del nostro tempo per formulare risposte se non definitive, quanto meno possibili. A pochi giorni dall’apertura ufficiale, abbiamo scelto di intervistare proprio l’architetto Ico Migliore, curatore del Padiglione Italia e ideatore di un progetto coraggioso, posto in bilico tra passato e presente, tra natura e cultura, come lo è, del resto, la stessa condizione umana.

 In occasione della XXII Esposizione Internazionale della Triennale di Milano il Padiglione Italia presenta l’allestimento «4 ELEMENTS / TAKING CARE», che sfrutta la metafora della biblioteca per restituire la visione multidisciplinare tipica di un’istituzione prestigiosa come il Politecnico di Milano. Come è nata l’idea? Può raccontarci meglio di che cosa si tratta?

«Il Padiglione Italia, come tutti i padiglioni delle varie nazioni, misura 100 metri quadri e deve però raccontare una storia molto ricca di contenuti. L’idea è perciò stata quella di far entrare il visitatore in una realtà che restituisse l’immagine della ricerca politecnica, dei suoi tanti dati e informazioni, per poi aiutarlo a capire meglio gli argomenti legati alla tematica Broken Nature. La biblioteca diventa così uno spazio di consultazione reinterpretato in chiave divertente, interattiva, non tradizionale. 

Lo spazio si divide in tre parti fondamentali: una sorta di gabbia che avvolge il visitatore fin dal suo ingresso ed è costituita da una struttura metallica tramite la quale si sviluppa una narrazione costruita su quaranta progetti riconducibili al Politecnico di Milano e relativi alla tematica principale; una parte centrale installativa ed emozionante che, attraverso proiezioni oleografiche su lastre trasparenti “volanti” nello spazio, propone i grandi fenomeni del nostro Pianeta, non solo quelli prodotti dall’intervento umano ma anche le forze della natura come i vulcani o l’elettricità, in modo da impostare una riflessione sui quattro elementi (aria, acqua, terra e fuoco) e sul nostro rapporto con essi; sullo sfondo, infine, ci sarà una wunderkammerdel Politecnico (con fotografie, documenti, progetti, testimonianze) che rappresenta la ricchezza della passato e l’importanza della memoria storica. In sintesi, il Padiglione vuole porsi anche (ma non soltanto) come un lungo, affascinante viaggio nel tempo, tra passato, presente e futuro.»

Un aspetto molto importante dell’installazione sarà l’interazione. Come riuscirete a potenziare il coinvolgimento del visitatore, trasformando la sua presenza in mostra in un’autentica esperienza?

«L’interazione è il cuore della nostra installazione. In particolare, nella nostra “biblioteca” troveranno posto otto grandi libri multimodali riportanti 41 progetti (5 o 6 per ogni libro) e sarà possibile sfogliare ciascun libro portando la pagina che interessa davanti ad uno schermo luminoso e avviando così un video collegato di 40/50 secondi che approfondisce la tematica trattata. Il visitatore può così interagire in maniera semplice e scegliere se dedicare allo spazio pochi minuti, lasciandosi travolgere dalla potenza complessiva della ricerca che caratterizza l’operato del Politecnico, oppure se soffermarsi e approfondire la singola tematica, tramite un dialogo intuitivo, in cui l’utente deve semplicemente sfogliare il libro perché questo cominci a “parlargli”. L’intento non è quello di stupire ma di lasciare libertà al visitatore: usiamo lo strumento digitale, ma vogliamo che il digitale sia amico, vicino alle persone. 

Inoltre i progetti, tutti virtualmente allineati in questi volumi speciali (mentre la documentazione fisica, concreta, si trova nella wunderkammer), spaziano dal micro al macro, dallo studio delle particelle alle nanotecnologie fino, per esempio, ai grandi lavori di ricerca sullo scioglimento dei ghiacciai: è importante che emerga come l’eccellenza politecnica italiana si esprima su scale diversissime tra loro.»

Tra i temi centrali affrontati all’interno del Padiglione ci sarà poi la questione ambientale, legata a doppio filo al titolo della XXII Triennale «BROKEN NATURE». Come darete risalto alle sfide della sostenibilità che oggi impegnano l’Italia e il mondo? Quali saranno gli spunti più rilevanti?

«Innanzitutto, l’allestimento è interamente sostenibile: tutte le strutture (quelle realizzate in ferro naturale non verniciato, i monitor, eccetera) potranno essere riutilizzate. Poi naturalmente ci sono i temi affrontati, a partire dal macro tema della progettazione di sistemi circolari, perché la sostenibilità non è tanto una questione di oggetti quanto di processi. È un modo per risvegliare nel visitatore la consapevolezza delle problematiche che affliggono il Pianeta, riflettendo su come l’uomo può incidere su di esse ma anche sulle conseguenze che egli stesso subisce, in relazione alla forza della natura e dei suoi elementi.»

Infine, che tipo di testimonianza emerge dal progetto? Qual è il messaggio che volete trasmettere a chi entrerà nel Padiglione?

«Il messaggio è senza dubbio la trasversalità della ricerca, la sovrapposizione tra la storia, il passato, la qualità e lo slancio pionieristico di un’istituzione come il Politecnico. La ricerca è l’insieme di tanti campi che interagiscono l’uno con l’altro, di tante ricerche che convergono, non è mai mono settoriale, è sempre pensiero laterale, contaminato. In Italia abbiamo eccellenze come il Politecnico in grado di realizzare questa contaminazione, questa ricerca multipolare e trasversale: è giunto il momento di celebrarle e di celebrare con esse la bellezza e l’eclettismo della mente umana.»