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La rivoluzione di Robert Rauschenberg

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Le Gallerie d’Italia di Milano – sede espositiva di Intesa Sanpaolo – ospitano fino al 5 ottobre 2025 la mostra che rende omaggio al grande artista e pittore statunitense Robert Rauschenberg di cui ricorre il centenario dalla nascita (1925 – 2008). L’esposizione è a cura di Luca Massimo Barbero, curatore Associato delle Collezioni di Arte Moderna e Contemporanea Intesa Sanpaolo.

© Andrea Boni

 

Robert Rauschenberg è considerato uno dei maggiori innovatori nel mondo dell’arte contemporanea, il cui contributo è stato cruciale per superare la tradizionale suddivisione dei generi artistici. La sua opera sfugge a qualsiasi classificazione in uno stile o genere canonico, poiché fin dagli inizi della sua carriera l’artista texano ha sperimentato una vasta gamma di tecniche e supporti.

© Andrea Boni

Le sue creazioni non sono pensate per una mera contemplazione, ma si configurano come oggetti che esistono e interagiscono attivamente con lo spazio dell’osservatore. Una delle sue prime e più significative sperimentazioni, agli inizi degli anni Cinquanta, è rappresentata dai White Paintings, pannelli monocromatici bianchi disposti a griglia, privi di caratteristiche estetiche intrinseche. La loro vera essenza si manifestava solo attraverso l’interazione con lo spettatore e l’ambiente circostante.

© rauschenbergfoundation.org

Nello stesso periodo realizzò i Black Paintings, pannelli neri che si distinguevano per la loro consistenza, ottenuta incorporando fogli di giornale sotto la vernice, visibili solo da certe angolazioni. Con questa serie, Rauschenberg introdusse per la prima volta l’elemento della sorpresa, un concetto che diventerà centrale nelle sue opere successive.

La serie monocromatica proseguì con i Red Paintings dove il colore rosso era arricchito dall’aggiunta di materiali diversi come legno e giornali.

© rauschenbergfoundation.org

Intorno al 1954, Rauschenberg coniò il termine Combines per descrivere le sue nuove opere, che erano delle combinazioni ibride tra pittura e scultura, superando le categorie artistiche convenzionali. Per creare le Combines, l’artista raccoglieva oggetti di scarto per le strade, nelle discariche e nei negozi, assemblandoli e trattandoli artisticamente. Questo processo permetteva di dare nuova vita a oggetti rifiutati dalla società, elevandoli allo status di opere d’arte e, allo stesso tempo, generando un effetto di straniamento e sorpresa nello spettatore.

© Andrea Boni

Oltre alle Combines, Rauschenberg si dedicò a progetti su larga scala, come il Rauschenberg Overseas Culture Interchange (ROCI), sviluppato tra il 1984 e il 1991. Attraverso viaggi in tutto il mondo, l’artista mirava a creare un dialogo tra culture diverse, promuovendo uno scambio di conoscenze ed esperienze che si traduceva in opere d’arte influenzate da contesti culturali differenti. L’obiettivo era dare voce a paesi dove l’espressione artistica era repressa da difficili situazioni politiche o economiche.

© Andrea Boni

Un esempio significativo fu ROCI Chile (1985), durante il quale Rauschenberg non solo imparò nuove tecniche artistiche, come l’uso di agenti opacizzanti sul rame, ma ebbe anche modo di conoscere la realtà del regime repressivo di Pinochet, una verità spesso occultata negli Stati Uniti. Questa esperienza portò alla creazione della serie Copperhead, una raccolta di quindici dipinti su rame.

© rauschenbergfoundation.org

La maggior parte dei capolavori di Robert Rauschenberg sono conservati nei numerosi musei americani e in musei europei di arte contemporanea. Una parte consistente delle sue opere è posseduta dalla Fondazione Robert Rauschenberg, nata dalla volontà dallo stesso artista nel 1990, con lo scopo di finanziare i giovani artisti emergenti e di portare avanti le battaglie sociali e politiche che Rauschenberg condusse per tutta la vita.