In occasione del centenario della nascita di Rachele Bianchi, l’Archivio a lei dedicato ospita la mostra “Doppio Senso”, un evento che mette in luce il legame tra l’eredità artistica della scultrice milanese e le opere di sei artisti contemporanei: Aurora Cela, Antonio Cursano, Clarissa Despota, Clara D’Onofrio, Claudio Magrassi e Marco Vignati.
La mostra, che si inserisce nel calendario ufficiale delle celebrazioni per il centenario durante la settimana di MuseoCity, propone un percorso espositivo che accosta sei opere di Rachele Bianchi a sei creazioni degli artisti invitati, aprendo un dialogo stimolante tra passato e presente.

Il tema “Le Strade dell’Arte” fa da filo conduttore all’esposizione, che esplora le analogie, i contrasti e le contaminazioni tra le opere, offrendo al pubblico una riflessione sull’evoluzione del linguaggio artistico.
Elemento centrale della mostra è la “Rete Aperta”, simbolo distintivo di Rachele Bianchi e oggi logo dell’Archivio, che rappresenta l’apertura verso l’esterno e il dialogo tra generazioni di artisti che hanno avuto l’opportunità di confrontarsi con l’opera della scultrice e di raccontare la propria ricerca artistica, consolidando il legame con questo luogo di memoria e innovazione.
Ce ne ha parlato Giorgio Uberti, curatore della mostra ed esperto studioso delle opere della scultrice.
Biografia
Rachele Bianchi, artista milanese (1925-2018), ha dedicato la sua vita all’arte, spaziando tra scultura, pittura e disegno. La sua produzione è caratterizzata da una costante sperimentazione, con un focus particolare sulla figura femminile, esplorata in diverse forme e materiali.

Nata in una famiglia di industriali, Rachele Bianchi ha coltivato la sua passione per l’arte fin da giovane. Dopo la guerra, ha studiato arte per corrispondenza e ha iniziato a produrre un gran numero di opere, tra cui tempere, disegni e sculture in terracotta e gesso, spesso con temi religiosi o legati alla maternità.
Dopo il matrimonio e la nascita dei figli ha continuato a dedicarsi all’arte, sperimentando con nuovi materiali come il marmo e il bronzo. In questo periodo, ha creato le sue iconiche sculture “Personaggi”, figure femminili avvolte in abiti geometrici.
Negli anni ’90 Rachele Bianchi ha conosciuto Ada Zunin che ha organizzato la sua prima mostra personale. Questo periodo è stato caratterizzato da una grande produzione e da un’evoluzione del suo stile, con l’introduzione di forme più dolci e sculture monumentali. Gli ultimi anni della sua vita sono stati segnati da un ritorno alla pittura e al disegno.

Nel settembre 2019 una sua opera realizzata in bronzo alta 3,6 metri è stata collocata in Via Vittor Pisani a Milano. L’opera rappresenta una donna avvolta in una tunica e simboleggia le qualità morali, sociali e culturali. L’artista infatti ha sempre cercato questi elementi nella figura femminile, studiando la condizione culturale, i sentimenti, il percorso storico e sociale delle donne del suo tempo. L’opera è il primo monumento pubblico milanese a rappresentare una donna ed anche il primo realizzato da un’artista donna.
Rachele Bianchi ha ricevuto numerosi riconoscimenti per la sua carriera, tra cui il Premio delle arti e della cultura e il Premio “Ignazio Silone”. Nel 2019 il suo nome è stato iscritto nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano.