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Biennale Architettura 2018 / Arcipelago Italia, Matrix4Design incontra AM3 Architetti Associati

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Si è aperta da poche settimane la Sedicesima Biennale di Architettura di Venezia, una grande occasione per portare in laguna alcune delle più importanti firme della progettazione internazionale e per sviluppare una riflessione profonda sulle architetture di oggi e di domani, costruzioni e visioni che incorniciano la vita umana in ogni sua sfumatura alla ricerca di un punto di equilibrio tra realtà e immaginazione. L’edizione di quest’anno, curata da Grafton Architects, pone l’accento sul tema Freespace, lo “spazio libero” da interpretare in accezioni sempre nuove, e vede protagonista il Padiglione Italia grazie al progetto Arcipelago Italia, ideato da Mario Cucinella Architects in collaborazione con alcuni studi di architettura italiani che hanno accettato la sfida di proporre inedite prospettive attraverso le quali guardare la nostra multiforme penisola. Tra loro, lo studio AM3 Architetti Associati, il cui team di architetti palermitano si è dedicato alla realizzazione di un ambizioso piano di recupero e sviluppo destinato all’area della valle del Belice e di Gibellina. Ecco la nostra intervista.

 

Arcipelago Italia è un progetto che mira a tracciare una mappa territoriale del nostro Paese attirando l’attenzione su quelle aree storicamente decentrate e tuttavia sede di un patrimonio culturale inestimabile, che lega a doppio filo architettura, paesaggio, comunità. Qual è stato il vostro contributo?

“Il nostro studio in questi ultimi mesi, insieme ad un collettivo chiamato dallo studio Cucinella, ha lavorato sull’area della valle del Belice ed in particolare su Gibellina. Abbiamo indagato il territorio, le reali possibilità e le potenzialità presenti cercando di dare una risposta alle nascenti richieste, attraverso non solo un progetto concreto ma soprattutto attraverso una strategia più ampia su tutto il territorio. Il progetto parte dall’idea di poter ri-abitare Gibellina Nuova trovando nelle sue attuali potenzialità le leve per una rinascita. Attraverso una fase di ascolto e di coinvolgimento della popolazione, è stata quindi individuata una vocazione territoriale trainante per una ipotesi di sviluppo locale, ovvero la promozione di una filiera agroalimentare di qualità. Il progetto si traduce pertanto nella riprogettazione degli spazi interni del Teatro incompiuto di Pietro Consagra e nella realizzazione di un parco agricolo urbano. Vogliamo dare un segno forte alla comunità Gibellinese affinché possa intravedere un futuro possibile attraverso il recupero di un’opera incompiuta con una funzione fortemente legata alle proprie tradizioni.”

 

Il vostro studio si concentra da sempre sulla ricerca di un’armonia tra progetto e contesto, anche attraverso il recupero e la riqualificazione delle preesistenze, non di rado di alto valore storico. Che tipo di impegno comporta questo metodo di lavoro? Quali valori tenete a trasmettere attraverso i vostri interventi? 

“Abbiamo sempre cercato di trarre dall’ascolto di un territorio il materiale necessario al progetto di architettura: sapere leggere un contesto, qualunque esso sia, per noi è un atto fondativo. Questa analisi traducendosi in disegno, diventa materiale su cui ragionare, su cui far nascere i nostri progetti cercando in qualche modo di stabilire un equilibrio tra ciò che esiste e il nuovo.”

 

AM3 Architetti Associati ha sede a Palermo. Che valore aggiunto implica operare in una realtà suggestiva e unica ma anche molto complicata come quella siciliana? Esiste un tratto di sicilianità nelle vostre opere? In cosa consiste il rapporto con la comunità?

“La Sicilia è un posto unico dove esercitare la nostra professione, un posto che grazie alle sue splendide città e alle potenzialità amplia sempre di più quel dibattito e quella conoscenza che sta alla base del nostro lavoro. Ma è anche una terra complessa dove la quotidianità è complicata, dove ogni giorno si fatica per ottenere “l’ovvio”. Pertanto si vive in questa dicotomia continua, noi cerchiamo certamente di far penetrare all’interno del nostro studio la prima, ma non sempre è possibile. Alla domanda se esiste un tratto di sicilianità nelle nostre opere, è naturale che si rimanga influenzati dal posto dove si vive, ma occorre anche guardare oltre per poi poter tornare con occhi critici su ciò che ci circonda. Siamo infatti consapevoli che le contaminazioni sono una linfa vitale per il nostro lavoro, per questo cerchiamo sempre nuove collaborazioni e scambi anche in ambiti differenti. L’esperienza del Padiglione Italia in questo è stata mirabile: un collettivo interdisciplinare che si nutre di scambi e di interazioni.”

 

Il tema scelto per la Biennale di Architettura di quest’anno è Freespace. Che cos’è o che cosa dovrebbe essere per voi lo “spazio libero”?

“Lo ‘spazio libero’ è lo spazio di tutti, è quel luogo che rimette al centro le persone con i loro bisogni e con le proprie necessità. E’ la giusta risposta dell’architettura alle necessità di una comunità grande o piccola che sia.”