Ogni due anni la Biennale di Architettura di Venezia è l’occasione perfetta per riunire in laguna architetti e designer impegnati a interpretare nuove visioni di progetto, a partire da un polo tematico principale che quest’anno è stato scelto dallo studio irlandese Grafton Architects e coincide con il concetto di Freespace, lo “spazio libero”. Un concetto che Mario Cucinella, curatore del Padiglione Italia 2018, ha voluto declinare attraverso il progetto Arcipelago Italia, un itinerario virtuale attraverso le aree periferiche del nostro Paese, piene di ricchezze umane e culturali. Per farlo ha chiamato a raccolta alcuni dei migliori studi di architettura italiani, tra cui Piuarch, che partecipa con il complesso intervento dedicato alla Latteria Sociale Valtellina e risponde qui alle nostre domande.
Anche Piuarch compare tra gli studi partecipanti alla Biennale di Architettura 2018 grazie al progetto Latteria Sociale Valtellina selezionato dal curatore Mario Cucinella per il Padiglione Italia. Quali sono le caratteristiche principali di questo intervento?
“Come gli altri interventi selezionati dal curatore Mario Cucinella per Arcipelago Italia, la Latteria Sociale Valtellina si integra perfettamente nel paesaggio del nostro territorio. È un progetto che recupera la storia, le tradizioni, la memoria costruttiva, i lineamenti del paesaggio montano dell’alta Lombardia: la sua forma, stretta e lunga, e l’importante copertura a falda che la protegge dalle intemperie e dall’accumulo di neve durante le stagioni invernali, sono caratteri mutuati dalla malga, edificio tipico dell’area Valtellinese. Il volume del progetto diventa così un’interpretazione contemporanea di un complesso diffuso da secoli tra i rilievi di quella regione, ma ne cambia radicalmente la funzione: da ricovero per i pascoli, accoglie ora le attività di vendita al dettaglio della cooperativa e i suoi spazi di formazione e rappresentanza. Anche i materiali sono stati selezionati nel pieno rispetto del contesto: sono soprattutto legno e pietra, mescolati a grandi superfici vetrate che permettono di apprezzare il panorama e di creare un rapporto diretto tra l’interno dell’edificio e l’esterno.”
L’obiettivo del Padiglione Italia di quest’anno è accendere i riflettori sui territori che occupano una posizione periferica nella penisola eppure sono depositari di una grande ricchezza culturale e umana. Nel vostro lavoro quanto è decisivo il rapporto con il contesto ambientale e con la comunità?
“Il concept di questo progetto nasce appunto da una riflessione molto forte sul contesto e dalla comprensione dei caratteri storici, culturali e costruttivi del territorio della Valtellina. La scelta di una quota ridotta, la volontà di reinterpretare una tipologia consolidata, l’uso di materiali locali e la citazione di strumenti come la caldera, il paiolo tipico in rame che ispira il design dei corpi illuminanti interni, sono tutti segnali di un atteggiamento di rispetto nei confronti dell’ambiente, scarsamente urbanizzato, sul quale è opportuno lavorare nella direzione della massima integrazione. La Latteria Sociale Valtellina vuole quindi restituire alla comunità un luogo collettivo riconoscibile, che promuova interazione sociale e, soprattutto, un dialogo costante con il paesaggio.”
Da anni Piuarch propone una visione progettuale improntata alla sostenibilità. Al di là della loro collocazione, cosa significa oggi creare strutture sostenibili?
“La nostra è sempre una visione a 360°: non abbiamo mai voluto evidenziare con eccessiva enfasi il tema del risparmio energetico, che consideriamo solo uno dei fattori indispensabili per la sostenibilità. La sostenibilità è fatta di integrazione con il territorio e con il contesto, di spazi con un apporto costante di luce naturale, correttamente isolati acusticamente, correttamente organizzati dal punto di vista dei flussi e dimensionati per accogliere le funzioni, promuovendo occasioni di socialità e di interazione tra le persone. È un concetto molto complesso, che include aspetti eterogenei, tutti ugualmente indispensabili al risultato finale.”
Il tema al centro della Biennale di Architettura 2018, curata da Grafton Architects, è Freespace, lo “spazio libero”. Che interpretazione ne date? Cosa significa per voi progettare uno spazio libero?
“L’accezione che vogliamo dare all’idea di ‘spazio libero’ è quello di spazio versatile, disponibile ad accogliere cambiamenti nel tempo, a essere modificato, personalizzato. Cerchiamo sempre di pensare a progetti con un’identità molto forte ma allo stesso tempo perfettamente adattabili nel tempo e in base alle necessità: questa è l’idea che ha ispirato il nostro Orto tra i cortili, ma anche interventi molto più ambiziosi, come la riconversione delle ex Officine Caproni nel nuovo headquarters Gucci a Milano. Le architetture che abbiamo disegnato in oltre venticinque anni di attività affrontano sempre il Freespace come condizione indispensabile per poter essere davvero vissute, apprezzate e declinate dagli utenti che le occupano.”