HomeArchitetturaEmergenza COVID-19, Carlo Ratti Associati racconta in esclusiva il progetto CURA

Emergenza COVID-19, Carlo Ratti Associati racconta in esclusiva il progetto CURA

-

In una situazione eccezionale come quella che stiamo vivendo,  una pandemia globale a cui è seguita un’emergenza sanitaria senza precedenti causata dal dilagare del COVID-19, è importante che tutte le migliori menti creative a livello internazionale mettano in circolo idee ed energie per progettare soluzioni straordinarie adatte a tempi altrettanto straordinari. Una chiamata alle armi mondiale a cui lo studio CRA – Carlo Ratti Associati ha prontamente risposto sviluppando CURA, un innovativo progetto per la realizzazione di nuove unità di terapia intensiva ad elevato livello di biocontenimento. Abbiamo fatto alcune domande al Team CRA, che ci ha anticipato obiettivi a breve e a lungo termine di questa importante sfida progettuale.

Com’è nata l’idea delle Connected Units for Respiratory Ailments (CURA) e in che cosa consistono esattamente?

L’idea è nata a inizio marzo, quando la diffusione della pandemia ci ha coinvolto tutti da vicino e ci ha portato a ripensare molte delle nostre priorità. Così ci siamo uniti in una task force internazionale di architetti, ingegneri, consulenti medici, esperti militari e ONG. Il progetto CURA nasce con l’obiettivo di rendere più efficiente la costruzione di nuove unità di terapia intensiva. L’idea è quella di usare container riconvertiti per creare delle stanze ospedaliere di biocontenimento (grazie a un sistema a pressione negativa), trasportabili in qualsiasi città del mondo.

Qual è stata la sfida più complessa da vincere per realizzarle?

In fase progettuale, la sfida più complessa è stata coordinare a distanza e in tempi così rapidi un team di decine e decine di professionisti in diverse parti del mondo! Sappiamo che dobbiamo correre contro il tempo, per cui c’è poco tempo per arrivare a completare il progetto, poi il prototipo, e nel contempo mettere in rete tutti i materiali tecnici in modalità open source, perché chiunque possa riprodurre lo stesso oggetto.

Quando e dove saranno operativi i primi prototipi?

Il primo prototipo è in corso di realizzazione a Milano e sarà completato nella seconda metà del mese di aprile, grazie anche al sostegno di UniCredit. In più, dopo avere messo online il sito CURApods.org, abbiamo ricevuto centinaia di richieste o proposte di collaborazione per portare i moduli in altre parti del mondo.

A prescindere dallo sviluppo dell’attuale pandemia, qual è l’obiettivo a lungo termine di questo progetto?

Nelle ultime settimane, di fronte alla crescita del numero di pazienti con gravi sindromi respiratorie, molti ospedali nei paesi più colpiti dal COVID-19 si sono trovati in difficoltà ad accrescere il numero delle postazioni in terapia intensiva. Comunque si evolva la pandemia nei prossimi mesi, si prevede che a livello internazionale sarà necessario un numero aggiuntivo di unità di terapia intensiva. Il sistema CURA punta a essere rapido da installare come una tenda ospedaliera, ma sicuro per le attività mediche come un reparto di isolamento di un ospedale, grazie a dispositivi di biocontenimento. Sarà inoltre facilmente smontabile e trasportabile dovunque ci sia bisogno, così da poter rispondere al meglio alla propagazione della malattia.

Come architetti e designer, quali saranno secondo voi le conseguenze di questa crisi nel prossimo futuro? Quali sono le strategie su cui puntare per rialzarsi più forti di prima?

Le implicazioni sono molteplici e già evidenti, ma offrono nuovi spunti per imparare da questa crisi. Pensiamo ai BigData e alle informazioni che produciamo ogni giorno sui nostri spostamenti: possono essere utili per prevedere i contagi, servendo tanto all’urbanista quanto agli studiosi di epidemiologia. La stessa mobilità delle persone è fondamentale per comprendere le dinamiche di trasmissione di molti virus e batteri in futuro. Ad esempio, in un recente articolo scientifico, pubblicato su Nature Scientific Reports, abbiamo sviluppato un metodo per predire i contagi di Dengue a Singapore usando gli spostamenti dei telefoni cellulari.