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MEET, il nuovo centro di cultura digitale firmato Carlo Ratti e Italo Rota

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Con l’esplosione del digitale a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi, acceleratori straordinari di processi probabilmente già in corso, come possono gli spazi fisici riconfigurarsi per diventare nuovi vettori di serendipità e connessioni tra le persone?

Una risposta prova a darla il nuovo MEET Digital Culture Center di Milano, progettato da Carlo Ratti Associati in collaborazione con Italo Rota e situato in zona Porta Venezia all’interno di un edificio storico completamente ristrutturato.

La nuova sede di MEET, realizzata con il supporto di Fondazione Cariplo, si sviluppa come un ampio spazio pubblico verticale, imperniato intorno ad una “scala abitata” di 15 metri di altezza, la quale può trasformarsi di volta in volta in teatro, spazio di lavoro o area riunioni, e rappresenta il crocevia della attività e degli eventi del centro.

Con questo progetto CRA punta a indagare il ruolo dello spazio fisico in un modo digitalizzato, sostenendo il principio che l’architettura debba offrire quel che spesso manca alla dimensione digitale, ovvero la possibilità di generare incontri casuali tra le persone.

Per raggiungere l’obiettivo si realizza una “ibridazione” delle funzioni, ovvero la possibilità per qualsiasi spazio di ospitare diverse attività allo stesso tempo.

Lo spazio pubblico verticale – la “scala abitata” – al centro dell’edificio sintetizza proprio questo approccio: tutto intorno a delle rampe che si muovono in una sequenza di linee spezzate, i visitatori possono sostare su diversi interpiani asimmetrici, arricchiti da un sistema di proiezioni multimediali; questi spazi, i quali possono essere impiegati per conferenze, installazioni o mostre, incoraggiano soprattutto incontri casuali lungo il percorso dell’edificio.

La sede di MEET fonde poi le tecnologie digitali nello spazio fisico, attraverso una serie di sistemi di proiezione e schermi tecnologici distribuiti in diversi punti dell’edificio: questo consente ai visitatori di accedere all’archivio digitale di MEET in modi nuovi, prendendo ispirazione dall’idea di ’”ubiquitous computing” (“computazione ubiqua”) introdotta dall’informatico americano Mark Weiser, secondo la quale la tecnologia può diventare tanto pervasiva da “recedere sullo sfondo delle nostre vite”.

L’architettura stessa, articolata su una superficie di oltre 1500 metri quadri e sviluppata su tre livelli, si trasforma così essa stessa in un medium per condividere e trasmettere contenuti e conoscenze: non a caso, tra le altre funzioni, MEET ospiterà un auditorium riconfigurabile e un cinema gestito in collaborazione con la storica Cineteca Italiana, un caffè e una sala immersiva per installazioni digitali.

Italo Rota e Carlo Ratti danno così forma concreta ad una concezione dello spazio totalmente nuova, indicando una direzione possibile per l’architettura del futuro.