Il progetto per la chiesa di Santa Chiara a Sini (Sardegna) è stato elaborato da una squadra composta da quattro architetti (Carlo Atzeni, Maurizio Manias, Silvia Mocci e Franceschino Serra) per unire tradizione e innovazione nel pieno rispetto della storia del sito di ubicazione.
Di conseguenza l’edificio articola e deforma le sue geometrie, adattandosi alla topografia del territorio: la pianta liturgica segue la croce latina ma propone una variazione con un percorso laterale di processione e una configurazione asimmetrica del tetto.
Il complesso è suddiviso in due livelli: il piano alto include il sagrato, la sala liturgica e la sacrestia mentre il piano basso ospita le stanze dei ministri.
Il volume in cemento bianco acquista complessità mediante la tettonica della copertura in legno poiché esso trasforma la “quinta facciata” in uno strumento per controllare la luce e gerarchizzare lo spazio: uno spazio che è luminoso e accogliente, in modo che la Chiesa sia nuovamente percepita come comunità che s’incontra in un luogo.
Infine, la costruzione è mono-materica: il cemento reinterpreta la pietra e traduce sia il legame ancestrale con i luoghi del culto e il territorio sia la volontà di riduzione indicata dalle regola della rinuncia della stessa Santa Chiara.