HomeDesignJoseph Grima e Stefano Boeri raccontano il nuovo Museo del Design Italiano

Joseph Grima e Stefano Boeri raccontano il nuovo Museo del Design Italiano

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200 oggetti icona selezionati per raccontare trent’anni di design italiano (dal 1946 al 1982) e con esso una storia di creatività unica, una vicenda di innovazione e sperimentazione che, a partire dalla sinergia tra imprenditori e progettisti, ha contribuito a sviluppare nuovi materiali, tecniche inedite e rivoluzionari codici estetici, in grado di cambiare per sempre la società e il costume.

E’ questo il nucleo del nuovo Museo del Design Italiano, appena inaugurato a Milano negli spazi della Triennale sotto la direzione artistica di Joseph Grima e destinato a costituire la prima fase di un progetto più ampio che mira a creare, tramite ampliamenti e acquisizioni, il più importante centro internazionale dedicato al Design Italiano.

Un percorso che comincia oggi con lo spazio espositivo di circa 1300 metri quadri situato nella curva al piano terra del Palazzo Dell’Arte e che è stato fortemente voluto dal Presidente di Triennale Milano Stefano Boeri, con il supporto di un comitato scientifico composto dal gotha del design e dell’architettura nazionali: Paola Antonelli, Mario Bellini, Andrea Branzi, Antonio Citterio, Michele De Lucchi, Piero Lissoni, Claudio Luti, Fabio Novembre, Patricia Urquiola.

In occasione dell’inaugurazione, fissata per il 9 aprile (data non casuale, in quanto coincide con l’apertura dell’edizione 2019 del Salone del Mobile di Milano), abbiamo incontrato proprio Joseph Grima e Stefano Boeri, i due protagonisti di questa storica iniziativa. Ecco che cosa ci hanno detto.

 

JOSEPH GRIMA

Il 9 aprile apre al pubblico il Museo del Design Italiano, che valorizza e amplia la collezione permanente della Triennale esponendo una selezione di pezzi tra i più iconici della storia del design italiano. Che aspetto avrà il nuovo Museo? Come sarà l’allestimento?

“Abbiamo voluto dare al Museo un carattere fortemente immersivo e creare una specie di paesaggio, anche ‘emotivo’, che mettesse in relazione gli oggetti tra loro e con i fatti avvenuti in quel determinato momento storico. Il design non è mai qualcosa di isolato o che nasce in un vuoto spinto, è sempre legato a ciò che lo circonda e anzi è, in qualche modo, l’espressione del proprio momento storico. Da un lato, quindi, l’allestimento della mostra è estremamente semplice, perché riteniamo che oggetti iconici come questi siano perfettamente in grado di parlare da sé, d’altro canto abbiamo cercato di ‘complicare’ l’esposizione, ossia di restituire la complessità di contesto che comunque appartiene inscindibilmente ad ogni pezzo.”

Il Museo del Design Italiano avrà sede a Milano, e probabilmente non è un caso. Qual è il ruolo della città nello sviluppo di un’iniziativa come questa? Il Museo coltiverà il rapporto con il tessuto urbano e la sua comunità?

“Questo è un tema importante perché, anche se sembrerà scontato dirlo, spesso è Milano stessa che dimentica, oppure non valorizza abbastanza, la propria straordinaria eredità. Il Museo vuole essere un tributo alla città e stiamo lavorando attivamente insieme a scuole, università e associazioni culturali per generare attività e iniziative contestuali che approfondiscano la cultura del design e contemporaneamente la avvicinino ad un pubblico sempre più vasto.”

Che cosa si sente di dire a chi visiterà il Museo per la prima volta? C’è un messaggio che vuole mandare?

“Posso dire che, secondo me, chiunque, anche chi crede di conoscere a fondo la storia del design, qui nel Museo troverà sorprese. Io stesso ho scoperto moltissime cose che non sapevo e mi sono trovato a sorprendermi continuamente di fronte agli oggetti e ai loro legami inaspettati. È un’esperienza immersiva splendida, che consiglio a tutti di vivere almeno una volta.”

 

STEFANO BOERI

Lei ha fortemente voluto la nascita del Museo del Design Italiano. Che valore ha questa iniziativa per Milano e per l’Italia?

“Ha un valore straordinario perché qui sono raccolti degli oggetti che rappresentano la storia della creatività e della cultura italiane. Per la prima volta, chiunque abitando o passando a Milano abbia il desiderio di conoscere questa storia, avrà un luogo di riferimento dove ritrovare questi oggetti. L’allestimento prevede che siano esposti in modo da lasciare che ogni oggetto racconti la propria storia in maniera aperta e questo è soltanto il primo episodio, relativo al periodo storico compreso tra il 1946 e il 1982. Ne seguiranno altri. Sono molto soddisfatto.”

Lei è il Presidente della Triennale. Quale relazione ci sarà tra la Triennale e il nuovo Museo del Design?

“Triennale è e resta un grande edificio che ha molte sale espositive, un importante Salone d’Onore, uno splendido Teatro, uno shop, bar e ristoranti. Noi continueremo ad ospitare qui mostre ed esposizioni sul design ma anche sull’architettura, sull’urbanistica, sull’arte contemporanea, sulla fotografia, sulla grafica. Il Museo del Design è un pezzo della Triennale di Milano, che si allargherà nei prossimi anni e ci imporrà di lavorare molto non solo sul passato ma anche sul presente. C’è una grande ricchezza del design italiano recente che non è stata sufficientemente guardata, studiata e valorizzata e l’apertura del Museo è senza dubbio il primo passo per cominciare a farlo.”