HomeDesignLualdi, Andrea Boschetti racconta il suo “Teatro”

Lualdi, Andrea Boschetti racconta il suo “Teatro”

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Un’azienda italiana storica, un architetto visionario, una collaborazione coraggiosa: nasce da questi tre elementi Teatro, il sistema rivoluzionario disegnato da Andrea Boschetti, fondatore dello studio Metrogramma, per Lualdi, marchio simbolo del Made in Italy nella produzione di porte interne di design. Un progetto che prende ispirazione dalle scenografie teatrali per creare un sipario capace di movimentare gli spazi attraverso un sistema automatico di aperture e chiusure, giocando anche con le luci e con la musica per amplificare l’effetto sorpresa. In occasione dell’evento organizzato presso lo showroom Lualdi nel contesto della Milano Design Week, l’architetto Boschetti ci ha raccontato il “dietro le quinte” di questa sfida progettuale.

Ci racconta Teatro? In che cosa consiste questo sistema? Come è nata l’idea?

“Teatro nasce dall’esigenza, sempre più forte nel mondo del contract e dell’interior design, di disporre di spazi flessibili, a volte promiscui e mutevoli, dotati della capacità di separare o di unire al momento opportuno, di creare insomma una condizione al contempo di filtro e di arredo. In moltI progetti di interior design su cui abbiamo lavorato come Metrogramma ci è infatti capitato di dover separare in modo non definitivo degli ambienti, perciò siamo partiti da qui, dalla flessibilità degli ambienti. Del resto, il mondo della residenza sta cambiando velocemente e le relazioni tra living e cucina, tra bagno e camera da letto sono la matrice di questo cambiamento: il sistema Teatro è dunque la soluzione perfetta per dare forma a spazi integrati nella casa contemporanea.”

C’è una caratteristica che più di tutte rappresenta la particolarità di Teatro?

“Sì, l’elemento che mi preme sottolineare è il design 2.0. Siamo in un’epoca in cui il design di prodotto continuerà a esistere ma lascerà sempre più spazio al design aperto, esperienziale. Per questo, io non definisco Teatro un prodotto, bensì un sistema. In particolare, la cosa che mi interessa dell’aspetto esperienziale è soprattutto il fatto che, spero, gli altri colleghi architetti e designer possano scegliere di utilizzare questo sistema vestendolo secondo il proprio gusto e le esigenze dell’ambiente in questione. Potrebbero scegliere un rivestimento in pelle, un vetro super trasparente, un tamburato pieno, un laccato lucido, uno specchio, un acciaio: l’idea è che sia un sistema aperto, flessibile e non mostri il fianco a limiti di caratterizzazione e di stile.”

Versatile e sorprendente, come uno spettacolo teatrale…

“Esatto, il nome Teatro è dovuto proprio alla volontà di creare un effetto sorpresa, un sipario, un luogo di filtro tra due ambienti. Si tratta però di un teatro totale, perché non esiste gerarchia tra ciò che sta da una parte e ciò che sta dall’altra, la distinzione tra chi va in scena e chi assiste alla scena è fluida e ribaltabile. L’idea resta comunque quella di utilizzare il sistema per creare una vera e propria scenografia domestica.”

Com’è stato collaborare con un’azienda prestigiosa come Lualdi?

“Partendo da presupposto che Teatro rappresenta soltanto la prima tappa di un percorso che proseguirà sempre nel solco del design 2.0, devo dire che per me è innanzitutto un onore lavorare con un’azienda come Lualdi, che nella sua storia ha collaborato con i grandi maestri dell’architettura. Oltretutto, non credo fossero molte le aziende in grado di sperimentare il meccanismo che Teatro richiede: oggi in showroom lo vediamo nella versione meccanica, ma in realtà il sistema è pensato per funzionare in automatico ed essere connesso ai sistemi domotici. La sperimentazione è stata dunque molto complessa, è durata due anni e ha richiesto in partenza un’azienda con esperienza, dotata degli strumenti adatti.

Ora abbiamo finalmente messo a punto un sistema efficiente anche sul fronte della differente vestibilità, ma è servito tanto lavoro per raggiungere il risultato di poter offrire pesi, dimensioni e spessori diversi, in modo tale da proporre tante versioni e contemporaneamente mantenere una parete continua, minimal, piatta e semplice, riducendo al minimo le fughe tra una parte e l’altra. Insomma, il gioco è molto più complesso di quello che appare e dunque è stato fondamentale che l’azienda fosse in grado di affrontare tutti i passaggi, senza rinunciare a nulla o limitare le potenzialità del progetto: io ho proposto un’idea ambiziosa, ma il team Lualdi è stato ancora più coraggioso di me nel raccogliere, rilanciare e alla fine vincere questa sfida.”