HomeArchitetturaCages, quando l’architettura diventa una gabbia

Cages, quando l’architettura diventa una gabbia

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Si chiama Cages, “gabbie”, il progetto fotografico con il quale l’artista italiano Giangiacomo Rocco di Torrepadula (conosciuto anche come GG) traduce in immagini di architettura la sua riflessione amara sulle pericolose dinamiche della società contemporanea.

Autoritratto di Giangiacomo Rocco di Torrepadula (GG)

Dopo 20 anni di lavoro nel mondo dell’imprenditoria della salute digitale e una lunga permanenza negli Stati Uniti, GG sceglie la via dell’arte e della fotografia per portare alla luce tematiche importanti, come il razzismo, e allo stesso tempo per guardare con altri occhi ciò che lo circonda.

Passa da qui il suo rapporto con le architetture, cominciato per caso nei luoghi frequentati per lavoro e da subito condizionato dalla presenza di un cielo nero profondo, “con una chiara intenzione sulla resa grafica dell’edificio, ma senza avere assolutamente in mente alcun retro-pensiero”, per citare le sue parole.

Giangiacomo Rocco di Torrepadula (GG) – Cages GG – San Francisco Market Street

Poi, un giorno, la post-produzione di una sua immagine lo porta a notare come il palazzo ritratto, visitato più volte per motivi professionali, risultasse incompleto, mancante di un elemento; aggiunge quindi un gabbiano nel cielo ed ecco la rivelazione: quel gabbiano è lui, che vola lontano da quel grattacielo, preferendo la libertà, nonostante la solitudine e l’incertezza determinati dal cielo nero.

Il rifiuto dell’apparente sicurezza rappresentata dall’edificio, strumento di protezione ma anche gabbia che rende succubi di ritmi e processi innaturali, segna la nascita di Cages, un viaggio tra architetture iconiche che interroga tutti noi sulla condizione di dover scegliere tra maestosa bellezza e perdita della libertà.