HomeArchitetturaCantina Montelliana: il nuovo centro direzionale a Treviso

Cantina Montelliana: il nuovo centro direzionale a Treviso

-

 

In provincia di Treviso, collocato in un’area produttiva e commerciale con costruzioni di scarso pregio, il nuovo centro direzionale della Cantina Montelliana e dei Colli Asolani si distingue per un disegno elegante e composito che si estende fino a comprendere altri edifici preesistenti.

La sede della cooperativa vinicola è stata recentemente completata su progetto di michielizanatta.net architetti, lo studio guidato da Tommaso Michieli e Christian Zanatta, e si sviluppa su una superficie di circa 10.000 mq. L’azienda può ora disporre di una struttura di dimensioni congrue all’attuale organico di 60 dipendenti.

Posto in testa all’area produttiva, il corpo di fabbrica che ospita il centro direzionale della Cantina Montelliana è composto da un edificio a pianta rettangolare, lungo circa 50 metri e profondo 10, articolato su tre piani fuori terra e uno interrato, per una superficie di circa 1.800 metri quadrati.

Al suo interno sono ospitati uffici tecnici e commerciali, una sala per le assemblee, un’area degustazioni, la sala del consiglio di amministrazione, l’ufficio di presidenza e un terrazzo per gli eventi.

La facciata del centro direzionale, che si estende sul lato sud parallelamente alla strada Schiavonesca, è organizzata su fasce di altezze diverse e con aggetti variabili. Qui, a superfici in cemento preformato a spacco e in lamiera traforata grecata, si alternano estese finestrature a nastro, frequentemente inframezzate da schermature in legno.

Tutti gli elementi in cemento, quelli in lamiera e quelli in legno ripetono un motivo a fitte scanalature verticali che offre una sorta di contrappunto alla spiccata orizzontalità della composizione. Distribuiti con assortimento e promiscuità tali elementi danno luogo a un disegno vivace e coerente, al quale partecipa un’orchestrazione di tende avvolgibili di diversa larghezza e presente in due tonalità di arancio, colore ottenuto dagli architetti rivolgendo in taluni casi all’esterno il lato della tenda previsto per l’interno.

L’articolato sistema di aperture e di schermature conferisce qualità anche agli spazi interni i quali esprimono una elevata capacità di relazione sia con gli esterni, sul fronte che guarda a sud e sul lato est, sia con le aree produttive che si trovano nella parte posteriore dell’edificio, verso nord.

Sulla facciata principale un generoso ambito di ingresso è ottenuto con una rientranza del piano terra, evidenziata da un setto di colore rosso vivo che accompagna verso un ampio corpo scale utile a distribuire i quattro livelli distinguendo zone di rappresentanza e di assemblea dagli uffici.

I controsoffitti in legno ricalcano il motivo rigato presente negli elementi di facciata e espletano una funzione fonoassorbente.

Alle spalle dell’edificio il colore rosso ritorna per marcare il corpo di fabbrica dedicato allo stoccaggio del vino, preesistente, e distinguerlo dal nuovo centro direzionale. I due oggetti sono fisicamente separati ma lo spazio interposto, che offre inattesi scorci, è un luogo di collegamento e di transizione. Esso esprime la scelta di tenere insieme elementi architettonici anche molto diversi, mettendoli in dialogo.

Una simile scelta è all’origine dell’estensione della facciata del centro direzionale, che coinvolge gli altri edifici adiacenti e preesistenti, integrando uno spaccio commerciale e un magazzino.

Un telaio in ferro zincato a caldo fa da supporto a una controfacciata che si antepone alle costruzioni esistenti definendo l’orditura sulla quale si dispone la prosecuzione del disegno a fasce orizzontali e del gioco dei diversi materiali.

Si tratta tuttavia di una facciata che rivela il suo contenuto, sia per effetti di trasparenza realizzati dalle schermature in metallo e in legno sia perché essa occasionalmente si ritrae, lasciando pienamente visibili porzioni dei corpi di fabbrica preesistenti.

Nel suo complesso, il progetto della Cantina Montelliana è stato quindi concepito come un frammento di territorio che incorpora l’incoerenza formale del paesaggio produttivo per dare luogo a una nuova identità e per riorganizzare gli spazi dell’intero comparto, mettendo a confronto materiali diversi e lasciando aperta la possibilità di ulteriori sviluppi.