Una struttura sanitaria autosufficiente e indipendente, che risponde alle esigenze di un’architettura d’emergenza, ma al contempo ha la capacità di essere un edificio definitivo: Emergency Hospital 19 è il progetto sviluppato da Humanitas, con il supporto ingegneristico e progettuale di Techint e dell’architetto Filippo Taidelli, per la gestione e il contenimento delle malattie infettive all’interno delle strutture ospedaliere.
Si tratta di un progetto in cui architettura, medicina e ingegneria concorrono alla definizione di spazi per la gestione e la cura, efficienti, sicuri, sostenibili e dal volto umano.
Emergency Hospital 19 è la prima di tre strutture dedicate all’emergenza in via di costruzione a Bergamo, presso Humanitas Gavazzeni, e Castellanza, presso Humanitas Mater Domini, e mette in campo un’architettura versatile ed universalmente adattabile – realizzabile in soli 3 mesi – che a partire da una struttura modulare può crescere senza vincoli, essere adattata e integrata al contesto preesistente e personalizzata nei suoi spazi.
Il progetto per Emergency Hospital 19 si fonda innanzitutto sulla necessità di mettere l’uomo, paziente dell’ospedale odierno, al centro: l’umanizzazione dell’ambiente sanitario diviene il mezzo attraverso cui aiutare il paziente a riappropriarsi del processo di guarigione e all’interno dell’architettura vengono valorizzati gli aspetti emozionali, intellettuali e sensoriali, inserendo elementi come affetti famigliari, natura e stimoli della città.
Degenze e terapie intensive dispongono così di grandi finestre che consentono al malato allettato di poter beneficiare della luce naturale e della vista sul paesaggio, senza essere esposto a rischio di abbagliamento o surriscaldamento della stanza grazie alla presenza di veneziane e serigrafie esterne al vetro.
In questo habitat, la finitura dell’involucro interno diventa elemento sensibile per infondere serenità e tranquillità al degente: la carta da parati a strisce pastello multicolori alle pareti di stanze e corridoi aiuta a rompere la monotonia e continuità tra gli ambienti mentre i pavimenti, che simulano un deck di legno senza soluzione di continuità, e i corpi illuminanti a luce calda (3000 k) contribuiscono a creare un’atmosfera più avvolgente.
Il rapporto visivo con la natura e col verde diviene poi una componente imprescindibile della progettazione architettonica, rappresentando non solo un elemento di mitigazione climatica dell’involucro, ma anche uno strumento terapeutico.
Le aree verdi diventano parte integrante della gestione dei flussi – in un contesto di distanziamento sociale come misura preventiva – e il patio terapeutico, composto da piante aromatiche, perenni, alberelli e arbusti a fioritura invernale (che assicurano anche nei mesi freddi la presenza del verde) è il centro attorno a cui si sviluppano i reparti operativi e di degenza, un’area concepita come un piccolo chiostro di un monastero rinascimentale.
Anche all’interno dell’ospedale i pazienti allettati possono beneficiare dell’effetto defaticante della vegetazione grazie alla presenza di piante, arbusti, essenze fiorite e aromatiche posizionate in corrispondenza delle finestre e ospitate in fioriere colorate di diverse dimensioni e altezza: senza trascurare la massima flessibilità, la manutenzione e l’igienizzazione dell’area, viene quindi offerta una esperienza sensoriale immersiva composta da verde spontaneo.
Emergency Hospital 19 risponde poi ad un principio di sostenibilità allargata, tecnica, sociale, energetica e ambientale, in quanto il modulo base è stato sviluppato per essere adattabile a seconda della latitudine e del contesto.
L’involucro è stato studiato per abbattere fino al 50% l’energia termica in entrata, riducendo così l’apporto energetico richiesto dalla climatizzazione interna, e la doppia pelle, più o meno traspirante, permette di adattare l’edificio a differenti condizioni climatiche sfruttando al massimo le risorse disponibili sul luogo per contenere le dispersioni energetiche invernali e controllare il surriscaldamento estivo.
In regime provvisorio e di emergenza, il rivestimento di facciata e l’integrazione architettonica hanno come scopo principale quello di coniugare la necessaria modularità delle aperture e la ripetitività del layout interno con una composizione in grado di ristabilire un rapporto armonico e flessibile con il nuovo contesto urbano e paesaggistico, riavvicinando concettualmente ed esteticamente l’ospedale al centro civico.
Per questo, la facciata esterna dell’Emergency Hospital 19 prevede una seconda pelle modulare, concepita come un “vestito” adattabile a seconda delle condizioni climatiche e di immagine richieste dal contesto geografico.
La seconda pelle, composta da pelle e ciglia, è una sequenza di lamelle verticali in alluminio colorato che, al cambiare del punto di vista, modificano la percezione del prospetto, creando effetti cinetici come quelli delle dinamiche installazioni di Rafael Soto.
I colori delle lamelle possono esser combinati in percentuali differenti sulle diverse facciate e nelle diverse declinazioni formali le finestre sono incorniciate da imbotti metallici colorati che ne ridisegnano le geometrie in grandi parterre che animano la facciata; come delle grandi ciglia queste profonde cornici riparano la superficie vetrata dall’irraggiamento diretto senza limitare la trasparenza, la vista verso il paesaggio circostante e la privacy del degente.
Concepito sulla base dell’esperienza clinica di COVID-19, Emergency Hospital 19 presenta tutti i requisiti necessari per poter assumere quel carattere di permanenza fondamentale per sopperire anche a prossime emergenze sanitarie: l’edificio si configura come sistema modulare prefabbricato e replicabile, costituito da sei moduli principali, a cui corrispondono specifiche destinazioni d’uso interne, e da altri sottomoduli che consentono una suddivisione ordinata e misurata dello spazio, favorendo al contempo l’adozione di soluzioni prefabbricate in grado di ridurre notevolmente i tempi di costruzione.
Emergency Hospital 19 rappresenta quindi una luminosa prova dell’importanza di una collaborazione profonda tra architetti, ingegneri e medici con l’obiettivo di immaginare e dare vita ad una nuova visione della sanità, più moderna, efficiente ed inclusiva.