HomeArchitetturaLa nuova Banca Ersel di Milano firmata Atelier(s) Alfonso Femia

La nuova Banca Ersel di Milano firmata Atelier(s) Alfonso Femia

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In passato Milano era una città d’acqua, dove i Navigli, il Lambro e il Ticino tracciavano le direttrici della vita pubblica. In questa Milano, nel 1928, fu costruito l’edificio destinato a essere headquarters della Società Elettrica Generale dell’Adamello, attiva in Valle Camonica fino agli anni Sessanta del secolo scorso.

Al tempo, venne incaricato dell’architettura lo studio di Ulderico Tononi e al progetto collaborarono Agnoldomenico Pica e Pietro Cassinoni. La mano di Pica si rivela nella geometria rigorosa che alleggerisce una composizione ancora basata sulle regole classiche. La pietra che riveste il basamento dell’edificio disegna un paesaggio ad altezza di sguardo, tipicamente milanese per cromia e percezione tattile. Gli altri elementi si sviluppano in un armonico e altrettanto familiare equilibrio formale e le quattro figure in facciata, due femminili e due maschili, opera dello scultore Leone Lodi, contribuiscono alla narrazione compositiva tipica del primo Novecento.

L’edificio è stato rilevato nel 2018 da Ersel Spa, oggi tra i maggiori gruppi bancari privati in Italia specializzati nel wealth management e Alfonso Femia ha elaborato il progetto, rispettoso dell’esistente senza rinunciare a un’attualizzazione funzionale.

La definizione di un layout flessibile per l’organizzazione spaziale interna, sviluppato attraverso l’adozione della tecnologia a secco, è stato elemento di conciliazione tra la pre-esistenza storica e gli obiettivi contemporanei.

Il progetto ha coinvolto tutto l’edificio: quattro piani fuori terra e quello interrato, una nuova copertura per rendere agibile anche l’ultimo piano, l’innesto di un’area a verde nel cortile interno, la sostituzione degli impianti meccanici e idrici e la creazione di una hall, dimensione generosa che invita alla pausa, all’aggregazione e alla condivisione.

Un attento intervento di restauro è stato effettuato sulla facciata di via Caradosso e sulle porzioni originali. Sono stati installati nuovi serramenti di legno ad alte prestazioni, adeguati ai requisiti richiesti per l’efficientamento energetico dell’involucro. Il fronte verso corte è stato aggiornato e le facciate ridefinite con una superfetazione in quota copertura e addizioni per gli elementi di collegamento verticale.

L’attenta analisi delle sale storiche, del sottotetto e del piano interrato ha consentito di realizzare un programma di ridistribuzione funzionale, bilanciando l’autonomia degli spazi Ersel e di quelli a destinazione multi-tenant, attraverso la gestione degli ingressi e dei flussi interni, prevedendo anche una futura espansione delle pertinenze Ersel.

La corte centrale, che era in pessimo stato, nonostante fosse – e ancora sia – un’area di affaccio per tutti gli uffici, è stata trasformata in uno spazio verde, attrezzato con nuove piantumazioni e rimodellato in quote differenti tali da portare luce a tutto il piano seminterrato, rendendolo completamente fruibile.

Il progetto della hall ha previsto di “svuotare” e liberare lo spazio centrale del piano terra, creando una doppia altezza e una completa trasparenza tra la strada e il giardino della corte centrale.

Infine, l’edificio è stato riqualificato per gli aspetti energetici, sostituendo le chiusure esistenti e applicando un cappotto interno. È stata calcolata la riduzione della superficie lorda (causata dall’applicazione del cappotto) e riconfigurata la distribuzione degli uffici.

Filo rosso dell’intervento è stato la congruenza con l’eredità compositiva di Agnoldomenico Pica attraverso l’interpretazione rispettosa della pulizia formale delle geometrie e la ridefinizione del fronte verso corte, ponte progettuale tra gli anni Venti del Novecento e gli anni Venti del Duemila, senza soluzioni di continuità.