Con il desiderio di dare la propria risposta ai numerosi interrogativi posti sul ruolo del design nel rapporto (complicato) tra uomo e natura, Cuba torna da protagonista tra le partecipazioni nazionali della XXII Esposizione Internazionalealla Triennale di Milano, intitolata quest’anno Broken Nature: Design Takes on Human Survival.
50 anni dopo l’ultima partecipazione avvenuta nel 1968 e in occasione dei 500 anni dalla fondazione della città dell’Avana, il Padiglione di Cuba porta a Milano la straordinaria esperienza delle Scuole Nazionali d’Arte dell’Avana, nate dalla volontà di Fidel Castro e Che Guevara di offrire l’insegnamento delle arti ai giovani cubani e a quelli provenienti da tutti i paesi in via di sviluppo.
Le Scuole si configurano così come esempi non convenzionali di architettura organica, capaci di stabilire un rapporto di mutuo scambio con la natura tropicale che le circonda e tuttora attive come fucina di creatività, nonostante le difficoltà e l’inevitabile trasformazione che le strutture hanno subito nel tempo.
Per raccontare passato, presente e futuro delle Scuole Nazionali d’Arte dell’Avana, il curatore del Padiglione Jorge Fernández Torrese il suo team hanno utilizzato materiali inediti realizzati dagli stessi studenti e professori dell’ISA (Universidad de las Artes): si tratta di una suggestiva serie di immagini e video che supera i confini della classica iconografia storico/architettonica, documentando dall’interno gli esiti di un esemplare e tuttora vivo processo di integrazione e contaminazione culturale.
L’interesse dell’esposizione si lega anche al contributo italiano, sia per la nascita delle Scuole d’Arte sia in relazione all’attività in corso per il loro rilancio: infatti al progetto dei cinque diversi edifici – progettati e costruiti tra il 1961 e il 1965 – lavorarono, insieme all’architetto cubano Ricardo Porro, anche gli italiani Roberto Gottardi e Vittorio Garatti dividendosi i progetti (Scuola di Arti Plastiche e Musica a Porro, Balletto e Danza Contemporanea a Garatti e Arte Drammatica a Gottardi).
I tre giovani architetti progettarono edifici che incarnano l’essenza della “cubanità” mantenendo ciascuno una impronta personale e il loro apporto fu determinante per lo sviluppo di un complesso di grande fascino e originalità, ma anche capace di resistere al tempo, lasciando aperta la prospettiva di nuovi interventi di restauro e completamento: del resto, solo due dei cinque edifici furono completati all’epoca.
A questo proposito, la mostra alla XXII Triennale di Milano diventa l’occasione per presentare due recenti progetti italiani che si occupano della rivitalizzazione del complesso delle Scuole d’Arte, inserito nella Watch List del World Monument Fund (2000) e nella World Heritage Tentative List dell’UNESCO (2003).
Il primo ha per oggetto la redazione di un Piano di Conservazione e Gestione dell’intero complesso ed è coordinato dal Politecnico di Milano, con la Princeton University, l’Università di Parma, Assorestauro e il Comitato Vittorio Garatti e finanziato dalla Getty Foundation nell’ambito del programma Keeping it Modern.
Il secondo, finanziato dall’AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo) del MAECI (il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale) prevede il restauro, il consolidamento strutturale e la rifunzionalizzazione della Scuola di Teatro di Roberto Gottardi, con la consulenza tecnica del Dipartimento DiDA dell’Università degli Studi di Firenze.
Il padiglione Cuba alla XXII Triennale di Milano è infine espressione del Ministerio de Cultura de Cuba/Consejo Nacional Artes Plásticas attraverso la commissaria Norma Rodríguez Derivet e la mostra è patrocinata dall’Embajada de Cuba en Roma e dal Consulado de Cuba en Milán.
Un’occasione da non perdere per entrare in contatto con il fascino Cuba da un punto di vista inedito, quello del progetto.