HomeArteTra favola e realtà: i racconti figurati di Francesco Nex

Tra favola e realtà: i racconti figurati di Francesco Nex

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Voglio essere libero. Non voglio appartenere a correnti. Non mi interessano le avanguardie. Mi piace camminare da solo, l’ho imparato in montagna mentre andavo coi pensieri.

A Francesco Nex, il maggiore esponente delle arti figurative valdostane del Novecento, è dedicata una mostra permanente presso il Forte di Bard, in Valle d’Aosta. Uno spazio ubicato a livello della Piazza d’Armi dove i visitatori possono conoscere l’artista attraverso i principali generi che ha esplorato, ammirando alcune delle sue opere.

Abbiamo visitato la sala dove sono esposti dipinti, ceramiche e sculture in legno che vengono sostituiti periodicamente e che rappresentano solo una parte di una grande produzione artistica che comprende oltre 600 opere realizzate a partire dal 1940 fino agli ultimi anni.

Il variopinto mondo descritto da Nex si concretizza negli abiti di una società medievale la quale, letta con l’impietoso occhio ironico dell’artista, rivela quelle che, oggi ancor più di allora, sono le piccolezze e le meschinità umane: l’ossessiva ricerca del potere, lo strisciante servilismo  nei confronti del più forte, la  crudeltà nei confronti del più debole.

© Andrea Boni

BIOGRAFIA 

Francesco Nex nasce II 6 luglio del 1921 a Matào, in Brasile, discendente da una famiglia di artisti con secoli di storia alle spalle: ne sono un esempio le opere realizzate nelle stanze di Clandon Park a Londra e nel palazzo reale di San Pietroburgo.

Dopo il ritorno ad Aosta e  la morte del padre e del fratello, la famiglia Nex si smembra e Francesco è affidato al tutore Flavien Arbaney. Consegue la maturità artistica e si iscrive poi all’Accademia di Belle Arti e alla facoltà di Architettura. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale si diploma all’Accademia di Belle Arti ed espone per la prima volta le sue opere nelle sale della scuola media di Aosta.

© Andrea Boni

Nel 1947 vince il «Premio Acquisto» ad una mostra organizzata dalla «Promotrice delle Belle Arti» di Torino; sull’onda del successo fa la sua prima personale di disegni alla Galleria «Faber» di Torino e l’anno seguente partecipa alla «1a Mostra dei Pittori Valdostani contemporanei» promossa dal Casinò de la Vallée.Per mantenersi Nex collabora con alcuni studi di grafica pubblicitaria, entrando anche in contatto con il mondo del cinema.

Nel 1951 inizia ad insegnare al «Magistero per la donna» di Torino e due anni dopo, al ritorno da un viaggio in Brasile, comincia a lavorare la ceramica nella cantina di casa. L’attività di ceramista lo impegnerà per molti anni e rappresenterà un punto cruciale nella sua carriera artistica.

Nel 1954 inaugura una sua personale nel Salone Municipale sito all’ultimo piano del Palazzo di Giustizia di Aosta. Nel 1958 apprende la tecnica della pittura su seta di cui espone i primi dipinti in occasione della personale organizzata nell’agosto del 1961 ad Aosta.

Nel 1971 è tra gli artisti che espongono presso il Circolo della «Famija Piemonteisa» di Roma, nella collettiva «Les cinq artistes valdòtains». Nel 1979 l’Amministrazione Regionale della Valle d’Aosta gli organizza un’importante personale dal titolo «Mostra di Pitture su seta» alla Tour de Fromage di Aosta.

© Andrea Boni

Nella tranquilla casa di Fénis  Nex si dedica quasi esclusivamente ai dipinti su seta e, pur rimanendo sempre ispirato dal racconto della vita tradizionale valdostana, rappresenta con acuta ironia eventi storici, episodi agiografici e iconografie religiose. Non per questo Nex dimentica di rappresentare anche gli aspetti più positivi dell’esistenza umana: l’amore in tutte le sue molteplici forme, la tenerezza del volto di un neonato, la spensieratezza in un gioco tra amici.

© Andrea Boni

Nel 2004 viene inaugurata dalla Regione Valle d’Aosta una grande mostra retrospettiva al Museo Archeologico di Aosta; contemporaneamente si tiene una mostra personale presso l’Espace Vallée d’Aoste di Parigi come rappresentante della pittura valdostana.

Nel 2011 è inaugurata la mostra «Nuove forme nello spazio e nella tradizione» (a cura di Vittorio Sgarbi), promossa dal Padiglione Italia alla 54° Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. 

Dopo breve malattia il 25 dicembre 2013 muore ad Aosta dove è sepolto nella tomba di famiglia.