Quanto è cambiato il concetto di scultura con l’avvento della tecnologia? Quanto i canoni classici sono stati stravolti dall’utilizzo di nuovi materiali, che esulano dal marmo, intervenendo sull’arte plastica con supporti video, fotografici o robotici? Dove termina la definizione di scultura e inizia quella di installazione?
A queste domande, si cerca di rispondere con otto scultori, dal Maestro Giò Pomodoro fino ad artisti contemporanei riconosciuti sulla scena italiana e internazionale, che attraverso le loro opere mettono in evidenza quanto sia eterogeneo il linguaggio della scultura, che si usi il marmo o qualunque altro materiale o medium volto a plasmare la forma.
Carrara è un tipico esempio di città che i manuali di economia definiscono one company town, cioè realtà che vivono soprattutto grazie a una sola fonte produttiva-industriale: nel suo caso, il marmo delle Apuane e le sue lavorazioni. Carrara, quindi, è stata nei secoli – ed è ancora oggi – frequentata da scultori internazionali sostanzialmente per due motivi: qui si trova il bianco statuario, uno dei marmi più pregiati al mondo, e qui lavorano maestranze che offrono mani, saperi e laboratori al servizio degli artisti.
Per dare un riscontro visivo all’idea della città come fucina creativa in continua evoluzione, l’edizione 2023 di White Carrara gioca sul tema della trasformazione dal blocco non lavorato, STILL LIFE, alle varie forme della scultura contemporanea, STILL ALIVE.
Gli scultori che hanno realizzato le opere sono: Sergi Barnils, Mattia Bosco, Stefano Canto, Michelangelo Galliani, MOG–Morgana Orsetta Ghini, Mikayel Ohanjanyan, Giò Pomodoro, Quayola.