È stata la Biennale dello spazio libero, occupato però soprattutto dai giovani.
Chiude con questa (incoraggiante) consapevolezza la 16esima Biennale di Architettura di Venezia, curata dagli architetti irlandesi Yvonne Farrell e Shelley McNamara di Grafton Architects e conclusasi lo scorso 25 novembre sotto le insegne del tema Freespace.
I dati, infatti, parlano chiaro: più di 275 000 visitatori totali (contro i 260 000 del 2016, l’incremento è del 6%) a cui vanno aggiunte le 14 434 presenze durante la pre-apertura e soprattutto la preponderante affluenza di giovani, con il 50% dei visitatori rappresentato da ragazzi sotto i 26 anni.
Un’edizione di successo segnata, tra gli altri avvenimenti, dall’assegnazione del Leone d’Oro alla Svizzera, dalla luce puntata sulle aree interne del nostro Paese grazie al progetto Arcipelago Italia di Mario Cucinella e dalle Vatican Chapels proposte per la prima volta nel Padiglione della Santa Sede, impostando una riflessione politica, sociale e culturale di ampio respiro, come sottolineato dal Presidente Paolo Baratta:
“Le Biennali intendono offrire occasioni per, se non un rivolgimento, una maggiore apertura del nostro sguardo sulle cose del mondo, per una maggiore apertura della nostra mente a comprenderle, per una maggiore apertura a immaginare quello che sarà necessario nei prossimi anni.”
Un’ambizione che continua a rinnovarsi, confermando la tendenza positiva degli ultimi anni e lanciando la sfida per le future edizioni.