HomeArchitetturaHome Stage, spazio abitabile o speculativo? L’installazione dell’Estonia alla Biennale di Venezia

Home Stage, spazio abitabile o speculativo? L’installazione dell’Estonia alla Biennale di Venezia

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Ospitata all’interno di un appartamento veneziano in affitto vicino all’uscita posteriore del complesso dell’Arsenale, Home Stage è la mostra a cura di Aet Ader, Arvi Anderson, Mari Möldre (b210 Architects) presentata dall’Estonian Centre for Architecture per il Padiglione dell’Estonia alla 18. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia (20 maggio — 26 novembre 2023).

© Kertin Vasser

Il progetto ha l’obiettivo di esplorare la contraddizione tra lo spazio abitabile inteso come casa e come valore di scambio; diversi performer estoni vivranno a turno all’interno dell’appartamento per un mese, trasformando la casa nel palcoscenico per una durational performance, in cui le ordinarie mansioni domestiche e le discussioni, sia sceneggiate che non, si svolgono sotto gli occhi del pubblico.

© Kertin Vasser

In un contesto nel quale l’investimento e la speculazione sono diventati lo scopo principale di un numero sempre maggiore di abitazioni, mentre i prezzi degli immobili e degli affitti continuano a crescere, i centri urbani sono costituiti da case in cui l’abitare stesso è diventato superfluo: molte abitazioni hanno proprietari ma non hanno occupanti, mentre altrove i residenti lottano per diventare proprietari. La stabilità della casa come spazio intimo, luogo della storia familiare e della biografia materiale, contrasta con la natura flessibile e temporanea degli immobili, delle logiche accelerate del mercato immobiliare. La casa diventa un prodotto usa e getta.

© Kertin Vasser

Ogni performance, della durata di 1 ora e 30 minuti, si svolgerà nell’arco della giornata nelle diverse stanze dell’appartamento e rifletterà su questi contrasti. Alcune situazioni coinvolgeranno i visitatori, altre li spingeranno a godersi il riposo e gli ambienti domestici. I performer che ogni mese si alterneranno nell’appartamento accoglieranno il pubblico dalla mattina al pomeriggio.

© Kertin Vasser

Il percorso inizia dalla strada, dove saranno posizionati quattro divani-sedute di legno per far attendere e riposare i visitatori prima di accedere all’appartamento. Entrando dal portone principale, si arriva a un corridoio, dove, durante i sei mesi, una parete bianca sarà dipinta ripetutamente da ogni performer. Il soggiorno e la cucina ospitano un cabinet of curiosities a parete riempito di diversi manufatti: documenti, sculture, oggetti sorprendenti e curiosi, e memorabilia, insieme a una selezione di particolari utensili da cucina. La camera da letto è caratterizzata da un’installazione, un soffitto a specchio, dotato di leggeri pannelli riflettenti mentre il bagno è il palcoscenico di “una fontana di lavandini”, dove i rubinetti dei lavabi e della vasca da bagno animeranno lo spazio e occasionalmente si scontreranno. Infine, i visitatori si troveranno di fronte a una porta chiusa che verrà aperta a discrezione del performer: una stanza vuota con nuvole di polvere e lanugine soffiate da quattro aspirapolvere.

© Kertin Vasser

I curatori spiegano:

“Il contrasto tra casa e immobili incarna una varietà di relazioni umane e di situazioni contraddittorie: a seconda del nostro ruolo, cambia anche l’atteggiamento verso gli spazi e le persone che ci circondano. Per questo motivo, invece di creare nuovi spazi e oggetti per il padiglione, ci stiamo confrontando con dinamiche socio-spaziali, coinvolgendo nel progetto diversi artisti e scrittori che non provengono dal mondo dell’architettura. Nell’appartamento veneziano, il disordine creativo che ne deriva, non dà risposte definitive, ma invita all’immaginazione e suscita un pensiero critico”.

E chiunque è il benvenuto.