Amata e odiata, la Torre Velasca è innegabilmente uno dei simboli architettonici di Milano. Progettata dallo studio BBPR e costruita tra il 1956 e il 1958, la “torre con le bretelle” (come viene chiamata dai milanesi per via dei tiranti che ne sostengono la parte superiore) è oggi oggetto di un importante progetto di ristrutturazione e rigenerazione della facciata a cura dello studio Asti Architetti.
Dopo 18 mesi di lavori svolti dallo studio Asti in stretto coordinamento con la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Milano, con lo studio CEAS per i lavori di risanamento delle facciate e con Hines, in qualità di development manager e investitore del fondo HEVF Milan 1 gestito da Prelios SGR S.p.A., da pochi giorni la Torre Velasca ha fatto nuovamente mostra di sé tra gli altri edifici dello skyline milanese svelando una sorprendente colorazione rosa-grigio.
Sono infatti iniziati i lavori di smantellamento dei teli e dei ponteggi che finora coprivano integralmente la Torre per consentire il delicato e complesso lavoro di restauro, nel rispetto rigoroso del preesistente, come ci tiene a sottolineare l’architetto Paolo Asti:
“La mia storia professionale sostanzialmente si sviluppa proprio sull’esistente, nel contesto estremamente stratificato della città storica: il mio lavoro prende l’avvio sempre da una preesistenza. In questo caso la preesistenza è l’espressione dell’essenza stessa della rinascita architettonica (e non solo) della Milano del dopoguerra, una responsabilità importante che mi riempie di orgoglio e di stimolo a restituire a Milano il suo gioiello riportandolo agli antichi fasti.”
Per farlo, lo studio si è impegnato a far propria la “sensibilità spaziale” che era alla base del progetto originario dei BBPR. Continua Asti:
“Il progetto è caratterizzato dalla considerazione dell’“immagine d’insieme” della Velasca, nell’intento di identificare le funzioni ricercate della Committenza, riservando una particolare attenzione alla definizione del complesso edilizio, alle tipologie e ai caratteri architettonici delle unità interne di uffici e abitazioni. Questi diversi aspetti erano già stati studiati dai BBPR e messi a punto in tutti i dettagli, in connessione fra loro. Ogni unità è diversa dalle altre, sia negli uffici, sia nelle residenze, sia nelle unità commerciali ai piani base, rispecchiando la varietà compositiva delle facciate, lo studio degli interni, la distribuzione, il rapporto tra interno ed esterno, gli arredi fissi, i materiali di finitura e i colori.”
Dagli anni della sua costruzione sulla Torre Velasca non si era mai più intervenuti e questa assenza di opere di manutenzione e riqualificazione aveva lasciato agire indisturbati inquinamento e agenti atmosferici, causa di un progressivo deterioramento della facciata ormai priva del suo colore originario, una tonalità cangiante in grado di variare a seconda della luce durante la giornata.
Per riuscire a restituirne la tonalità autentica il team di lavoro ha quindi condotto analisi scientifiche e materiche sull’intonaco, studi sul campo, ricerche storiche documentali e recuperato testimonianze, grazie anche al supporto dell’architetto Belgiojoso, che ha concesso l’accesso agli archivi originali dei progetti della torre.
L’intonaco individuato è stato successivamente studiato con Mapei al fine di creare un legante ad hoc, che prende proprio il nome di legante Velasca, in grado di restituire il già citato particolare colore “rosa-grigio”. Il restauro delle facciate ha inoltre interessato, oltre agli aspetti estetici e architettonici, anche il necessario consolidamento strutturale.
A fine settembre terminerà lo smontaggio del ponteggio su tutti i lati della Torre, mentre continueranno i lavori al suo interno, sempre su progetto dello studio Asti, che si concluderanno entro il 2023 e avranno come obiettivo la restituzione della Velasca alla città di Milano nel rispetto delle caratteristiche originarie e allo stesso tempo in una versione rinnovata e aggiornata, in termini di funzionalità, sostenibilità, sicurezza e vivibilità degli spazi.