Una casa lontano da casa: l’hôtellerie secondo Vudafieri – Saverino Partners

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Hotel aperti alla città che diventano luoghi di socializzazione e intrattenimento senza rinunciare a offrire ai propri ospiti tutti i servizi e i comfort di una casa lontano da casa. È questo il concept su cui da alcuni anni lavora lo studio di architettura Vudafieri – Saverino Partners, in sintonia con i cambiamenti che hanno gradualmente innescato l’evoluzione di un settore, quello dell’accoglienza alberghiera, sempre più orientato alla flessibilità degli spazi e all’unicità dell’esperienza. Abbiamo chiesto agli architetti Tiziano Vudafieri e Claudio Saverino di raccontarci gli elementi caratterizzanti di alcuni tra i loro progetti più recenti e ci siamo soffermati con loro su ciò che significa oggi progettare un hotel, coniugando sapientemente soluzioni innovative e genius loci.

Un ritratto di Claudio Saverino e Tiziano Vudafieri. © Graziella Vigo

Progettare hotel è un’operazione complessa: ogni contesto ha la sua specificità e ogni ospite la sua esigenza. Quali sono le sfide più importanti che oggi chi progetta hotel è chiamato ad affrontare?

Crediamo che gli hotel rappresentino sempre più una casa lontano da casa, dove trovare esattamente tutto ciò che serve: flessibilità, personalizzazione, ascolto, intrattenimento, socializzazione, well-being, autenticità ed offerte Food&Beverage in continua evoluzione. Strutture capaci di offrire un ventaglio di servizi alla persona che interpretano i bisogni di questa epoca. Tali servizi devono essere pensati per i viaggiatori in città per business o per piacere, ma anche per gli stessi cittadini, sempre alla ricerca di nuovi posti dove provare un aperitivo, uno spazio condiviso di lavoro e molto altro.

Urban Hive Milano. © Paolo Valentini

Alla luce della vostra lunga esperienza, quali sono i cambiamenti più significativi che si sono verificati nel settore hotellerie nel corso degli ultimi anni? Questi cambiamenti hanno modificato il vostro modo di lavorare come progettisti?

Siamo profondamente convinti che gli hotel rappresentino dei dispositivi di socializzazione urbana. Basta pensare che a fine ‘800 e inizio ‘900 erano i punti in cui la gente si incontrava, faceva business, erano dei veri luoghi di aggregazione. Poi man mano sono diventati, soprattutto in Occidente e in Italia, delle realtà sempre più chiuse, da cui chi non è cliente spesso viene respinto. Ora si sta tornando a invertire i pesi, realizzando alberghi aperti alla città, che siano inclusivi e non esclusivi.  Gli alberghi “non ordinari”, anche di grandi catene, dalle funzioni rinnovate ed eterogenee, rappresentano un importante trend della contemporaneità.

Per i progettisti diventa quindi fondamentale superare la concezione tradizionale di “albergo” creando degli spazi con un nuovo e forte rapporto con la città: hotel che siano allo stesso tempo destinazioni food & beverage, luoghi di incontro per il lavoro, hub di servizi innovativi, in un continuo scambio tra ospiti e cittadini. Una riflessione sul rinnovato ruolo dell’architettura dell’ospitalità, nella condivisione di esperienze sociali, ludiche, lavorative, in un contesto di robusta narrazione visiva e materica.

Urban Hive Milano © Paolo Valentini

Uno dei vostri progetti più recenti è Urban Hive Milano, un hotel 4* pensato con un approccio contemporaneo che punta sul comfort ma soprattutto sulla versatilità, strizzando l’occhio ad una clientela giovane e cosmopolita. Come ne riassumereste il concept? Quali sono le caratteristiche che lo rendono innovativo?

Urban Hive è un hotel dal carattere dinamico e vibrante, che può essere vissuto in tutte le fasi della giornata, rispondendo a necessità diverse e aprendosi alla città. Abbiamo voluto dare l’idea di “salotto accogliente, intimo e informale”: un luogo che potesse essere “romantico e creativo” ma allo stesso tempo “moderno e internazionale”, senza rinunciare a un tocco di design “alla milanese”. Abbiamo quindi lavorato su pattern sovrapponibili, sull’accostamento di materiali raffinati e grezzi, su una combinazione di colori decisi e su dettagli ed elementi di soft decoration inaspettati.

Elemento che lo rende innovativo è sicuramente l’approccio di flessibilità nel disegno di spazi e layout, senza una rigida separazione tra ambienti business e leisure. Ad esempio, le aree comuni sono state pensate per essere uno spazio aperto alla città, infrastrutture di socialità, tecnologia, comfort e relazioni. In questo hotel abbiamo adottato una visione circolare dell’uso degli ambienti comuni, in modo da valorizzare la superficie per consentire differenti destinazioni d’uso nel corso della giornata. Il mezzanino dedicato alle colazioni, ad esempio, dopo le ore 11 si trasforma in coworking space per le molte startup cittadine che cercano luoghi di contaminazione. Pensato per chi utilizza spazi di lavoro flessibili, è stato disegnato con pareti mobili per ottenere ambienti modulari dove poter ricavare tre diverse sale meeting, come zone business per riunioni e conference call.

Falkensteiner Hotel Montafon 5* © Santi Caleca

D’altro canto, nel caso del Falkensteiner Hotel Montafon 5* in Austria, altra struttura alberghiera su cui siete intervenuti di recente, avete lavorato sul concetto di family hotel e sull’idea di un lusso sobrio, inserendovi peraltro all’interno di un’architettura progettata dal pionieristico studio norvegese Snøhetta. Che metodo avete applicato in questo caso? Quale obiettivo vi siete posti?

L’attenzione al contesto, al cosiddetto genius loci, è uno degli aspetti che più caratterizza il nostro approccio e che ritroviamo in modo particolare nel Falkensteiner Hotel Montafon. Ogni luogo ha una sua suggestione, che può essere fisica o immateriale, una sua “matericità” che deve essere compresa; solo dopo si può decidere se contrapporsi ad essa o assecondarla.

In questo progetto abbiamo cercato di trasmettere l’anima del Montafon, un’area protetta nel cuore delle Alpi, dalla natura incontaminata. Il paesaggio rurale alpino e gli elementi della tradizione locale sono così stati sviluppati in una chiave inedita e contemporanea. A partire dai materiali vernacolari utilizzati: la pietra, il legno di abete e di larice e l’intonaco bianco sono un omaggio alla Montafoner Häus, costruzione che rappresenta l’archetipo architettonico della zona e che ha costituito per secoli il paesaggio abitativo e culturale della vallata. Anche la palette di colori trae ispirazione dalla peculiarità del paesaggio alpino e, in particolare dall’agricoltura in tre fasi, una tecnica agricola che per secoli ha plasmato la vita della popolazione rurale di questa zona.

Falkensteiner Hotel Montafon 5* © Santi Caleca

Food&Beverage di qualità, unicità dell’esperienza, tecnologie smart, riduzione degli sprechi: secondo voi che cosa non deve proprio mancare in un hotel contemporaneo? Qual è l’elemento che oggi condiziona di più la scelta di una struttura da parte della clientela?

Fondamentale è offrire ai propri ospiti un’esperienza a 360°: a condizionare la scelta da parte dei clienti, così come a restare impressi nella memoria, sono i progetti in grado di sorprendere, accogliere, emozionare. Il settore dell’hospitality si sta evolvendo in termini di aspettative, perché gli utenti sono sempre più esigenti e consapevoli rispetto a ciò desiderano, anche dal punto di vista culturale e sociale.

Milano Verticale © Santi Caleca

Se doveste descrivere in breve lo stile degli hotel firmati da Vudafieri-Saverino, che parole scegliereste? Potreste individuare un fil-rouge che accomuna le vostre realizzazioni?

Nella progettazione degli spazi cerchiamo sempre di creare delle strutture integrate e in linea con il contesto locale, dei luoghi che possano offrire esperienze e in cui, attraverso l’architettura e il design, i viaggiatori riescano a sentirsi parte di una comunità locale. Crediamo infatti che un hotel contemporaneo debba raccontare il posto in cui si trova, a prescindere dal fatto che faccia parte di una catena o meno. Pensiamo ad esempio a Urban Hive, un luogo informale, pieno di colore e personalità, in cui convivono i simboli del passato e l’anima moderna di Milano. Le scelte per il progetto d’interni e per la soft decoration reinterpretano in chiave contemporanea la tradizione del design “alla milanese”, citando miti e simboli della città, dalla Madonnina al Bar Basso. Altro esempio viene da un nostro precedente progetto: Milano Verticale | UNA Esperienze, hotel 4 stelle superior aperto nel 2021. Qui l’interior design diviene uno strumento per avvicinare i viaggiatori al racconto dell’identità milanese e lombarda. L’architettura degli spazi interni e l’interior decoration reinterpretano in chiave contemporanea la tradizione del design meneghino, citando l’elegante modernità dei Maestri milanesi del dopoguerra, presenti in numerosi dettagli materici come l’impiego dei marmi policromi e la citazione del ceppo lombardo. Un omaggio alla patria mondiale del bel design e della modernità senza tempo.

Photo Courtesy Milano Verticale UNA Esperienze

Al momento su che cosa state lavorando? Non manca molto all’inaugurazione di un nuovo Art Hotel a Bressanone… potete anticiparci qualcosa su questo progetto?

Si tratta di un boutique hotel situato in un palazzo storico a Bressanone: un gioiello del 1642, che abbiamo trasformato in un’esclusiva guesthouse su due piani e che aprirà le sue porte a luglio.
Sempre in tema di hotellerie, stiamo lavorando a molteplici progetti che vedranno la luce in questi anni: due hotel a Cortina e Licata (in Sicilia) per il gruppo Falkensteiner, altri tre hotel urbani 4* superior a Milano, Parigi e Roma. Ci teniamo anche a citare altri due progetti un po’ particolari: una casa-hotel collocata in una ex-chiesa dell’800 in Canada e un hotel all’Île-d’Yeu, un’isola di 23 kmq situata in prossimità della Francia Occidentale.

 

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