HomeArchitetturaL’hospitality secondo noa*: ogni hotel è una storia da raccontare

L’hospitality secondo noa*: ogni hotel è una storia da raccontare

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L’architettura come strumento per raccontare storie di luoghi unici e costruire ricordi indimenticabili, ogni volta diversi e speciali. È impossibile definire lo stile dello studio altoatesino noa* – Network of Architecture (con sedi a Bolzano e a Berlino) senza tenere conto di questa innata propensione alla versatilità progettuale, che fonda ogni intervento su un concept originale e irripetibile, strettamente legato all’identità dello spazio in cui si colloca. E tuttavia la firma si vede e comunica valori chiari e comuni: l’armonia con la natura, la qualità del design, l’accurata selezione dei materiali, l’attenzione al benessere delle persone. Valori che diventano ancora più evidenti quando si applicano al settore dell’hospitality, cioè a strutture che fin dall’inizio vengono concepite per regalare agli ospiti l’emozione di un’esperienza nuova ed esclusiva. Oggi che il mondo dell’accoglienza alberghiera sta attraversando una fase di cambiamento probabilmente senza precedenti, abbiamo chiesto all’architetto Andreas Profanter, partner di noa*, di raccontarci la visione di questo studio pionieristico, autore di progetti destinati a fare scuola per il futuro dell’ospitalità di alta gamma.

Andreas Profanter © Alex Filz

In che modo uno studio come noa* si approccia alla progettazione di un hotel? Che tipo di esperienza volete offrire agli ospiti?

Come studio di progettazione, quando lavoriamo su strutture hospitality partiamo sempre dal presupposto che le persone tendenzialmente si concedono una vacanza in pochi momenti dell’anno e dunque, quando lo fanno, vogliono vivere un’esperienza unica e gratificante, da ricordare. È perciò molto importante riuscire a emozionare gli ospiti: per farlo, cerchiamo di creare uno storytelling, vogliamo cioè che l’edificio racconti una storia autentica e originale. Spesso questa storia nasce dal dialogo con il committente, che gioca un ruolo fondamentale nell’innescare il processo creativo, dal momento che sarà poi lui a interagire direttamente con gli ospiti, facendosi portavoce della storia che vogliamo raccontare. Insomma, il nostro obiettivo è quello di realizzare progetti che abbiano un’anima, e otteniamo questo risultato lavorando sia sull’architettura sia sull’interior design, il che ci consente di avere un approccio davvero a 360 gradi sul progetto, coerente in ogni sua parte.

E tra queste parti ce n’è una importantissima legata alla natura, giusto?

Senza dubbio la natura ha un ruolo fondamentale nel nostro modo di progettare, da tutti i punti di vista. E lo stesso vale, più in generale, per il Genius Loci: partiamo sempre dall’osservazione del luogo in cui ci troviamo per concepire una struttura che sia il più possibile integrata con il paesaggio e in armonia con il contesto, e lo facciamo in assoluto, non solo quando ci occupiamo di hospitality.

Rifugio Zallinger, Bolzano. © AlexFilz

Vuoi farmi un esempio?

Nel settore dell’hospitality, un esempio interessante può essere il progetto del Rifugio Zallinger sull’Alpe di Siusi. In quel caso, un’indagine in loco ci ha portato a scoprire che circa 200 anni fa in quella stessa zona si trovavano 5 baite, che formavano un piccolo villaggio. Abbiamo quindi ripreso questa idea del piccolo insediamento e l’abbiamo adeguata agli standard contemporanei. Il risultato consiste in una struttura articolata in una serie di mini-chalet con camere molto piccole, di circa 21 metri quadri: è una scelta precisa, che mira a generare un’esperienza unica e originale, fondata sul concetto di intimità e di relazione stretta con la natura in cui si è immersi. Ci piace cimentarci in questo tipo di progetti a forte dimensione “umana”, realizzati secondo una modalità custom-made, diversa da contesto a contesto in base all’emozione che si vuole trasmettere.

Rifugio Zallinger, Bolzano. © AlexFilz

Questa propensione ad assecondare lo spirito del luogo non entra in conflitto con l’esigenza di affermare una vostra visione progettuale?

Devo ammettere che internamente ci siamo spesso chiesti se fosse il caso di puntare su uno stile forte e riconoscibile oppure se preferissimo metterci al servizio del progetto, accettando di lavorare su concept davvero diversi l’uno dall’altro. Alla fine, abbiamo scelto questa seconda opzione, perché ogni luogo ha la sua storia e secondo noi non è giusto imporre uno stile unico, che potrebbe addirittura risultare estraneo. Piuttosto, è necessario entrare in sintonia con luoghi diversi, portando certamente i nostri valori di cura e qualità nel progetto ma con un approccio autenticamente sartoriale, secondo il principio del “fatto su misura”.

A proposito di cura e qualità: quali sono i criteri con i quali scegliete fornitori e aziende con cui collaborare?

Su questo tema secondo me incide molto la cultura tipica dell’Alto Adige e in generale di queste zone da cui proveniamo, dove esiste una fortissima tradizione di lavoro manuale e artigianale su materiali naturali, oltre alla presenza di aziende specializzate con un altissimo livello di qualità del prodotto. Ci piace affidarci a queste realtà, in grado di curare il dettaglio così come il progettista l’ha pensato. E va detto, a questo proposito, che l’Alto Adige rappresenta un’eccellenza dell’ospitalità, in cui il livello generale delle strutture e dei servizi offerti è sensibilmente superiore alla media. D’altro canto, quando lavoriamo fuori da questo ambiente, per esempio in Germania, ci impegniamo a cercare fornitori che ci garantiscano lo stesso grado di qualità, anche se devo dire che non sempre è così facile. Del resto, ci sono anche questioni di budget da rispettare, e a volte la sfida consiste proprio nella capacità di ingegnarsi per superare i limiti imposti, trovando soluzioni alternative ed efficaci.

Falkensteiner Family Resort Lido, Bolzano. © Niederkofler

Ci sono dei progetti legati al settore dell’hospitality sui quali state lavorando in questo momento o che avete da poco completato di cui vuoi raccontarmi?

Sì, abbiamo appena completato il Falkensteiner Family Resort Lido in Val Pusteria, un grande progetto di ampliamento della struttura esistente che ha previsto la realizzazione di una copertura sinuosa e interattiva concepita come un grande parco ricreativo polifunzionale, dotato anche di pista da sci. Questa scelta, così innovativa, è stata molto discussa dalla comunità locale e penso che sia una cosa normale, viste le dimensioni gigantesche della struttura. Tuttavia, si tratta di un progetto davvero green, pensato nel rispetto del paesaggio naturale: per esempio, il tetto è una superficie verde, con piante e alberi autoctoni, vivibile dalle persone, e rappresenta proprio l’elemento di unione tra la parte esistente e la parte nuova. Abbiamo poi lavorato sul rifacimento degli interni della struttura, intervenendo anche sul ristorante, che è stato a sua volta ampliato con una zona nuova. Non è un caso: oggi il ristorante è sempre più importante nel determinare la qualità di una struttura alberghiera e in questa specifica circostanza necessitava di un rinnovamento profondo. Lo stesso vale per l’area wellness, che è stata completamente rifatta per essere adattata agli standard moderni, puntando sulla possibilità di offrire una vista panoramica unica sul paesaggio.

Hotel Arx Vivendi, Trento. © Alex Filz

L’intervento sul Falkensteiner Family Resort Lido non è l’unica occasione in cui vi siete messi alla prova sul rinnovamento di edifici preesistenti. È accaduto, per esempio, anche nel caso del Monastero Arx Vivendi di Arco, sul Lago di Garda. Come avete lavorato su questo progetto?

Nel caso del Monastero il lavoro è stato particolarmente complesso perché si tratta di un edificio tutelato dalla Soprintendenza per i Beni Culturali di Trento, ed è stato quindi necessario rispettare precisi vincoli. Detto ciò, per noi progettisti è stata un’esperienza unica, perché un edificio come quello, un ex monastero, possiede un fascino innegabile, che abbiamo cercato di preservare e trasmettere nella ristrutturazione d’interni attraverso una scelta di materiali e di superfici molto accurata, sempre concordata con l’ente di tutela. Anche in quel caso abbiamo lavorato su un ampliamento, ridisegnando completamente il giardino, dove abbiamo posizionato delle nuove strutture che costituiscono l’area wellness, sempre nel rispetto rigoroso dell’esistente. Ancora una volta quindi abbiamo scelto di collegare strettamente l’area benessere alla presenza della natura, una connessione che oggi è sempre più importante. Noi peraltro cerchiamo sempre di integrare la natura nei nostri progetti, anche all’interno degli edifici, senza soluzione di continuità con l’esterno.

Hotel Arx Vivendi, Trento. © Alex Filz

In conclusione, come definiresti, in poche parole, l’idea di hospitality che meglio si sintonizza con l’identità di noa*?

La nostra architettura ha sempre l’obiettivo di mettere al centro le persone e di emozionarle creando spazi unici, ricchi di identità e di storie da raccontare. Questa è una visione che ben si sposa alle esigenze del mondo hospitality, ma noi naturalmente cerchiamo di applicarla a tutti i progetti sui quali lavoriamo, a prescindere dalla loro funzione.